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mercoledì 27 aprile 2011

Il Risorgimento: la primavera dei popoli (1848)

ROMA - Nel 1846 morì a Roma Gregorio XVI,  un papa conservatore, molto amico degli Austriaci e venne eletto Pio IX, che aveva fama di essere più aperto alle idee liberali. Egli infatti liberò alcuni prigionieri politici e concesse la libertà di stampa.
Incoraggiati da queste aperture e dalle ribellioni che s’accendevano in mezza Europa  (Parigi, Vienna, Budapest e Berlino), anche i patrioti italiani entrarono in rivolta contro gli Austriaci a Nord e i Borboni a Sud.
PALERMO E NAPOLI - Dopo che Ferdinando II, sovrano del Regno delle Due Sicilie, aveva rifiutato qualunque riforma, Palermo si ribellò (12 gennaio 1848). La rivolta si estese fino a Napoli e il re dovette concedere la Costituzione.
TORINO - Preoccupato che anche in Piemonte ci potessero essere ribellioni, il 4 marzo 1848 il re Carlo Alberto, promulgò a Torino la Costituzione (Statuto Albertino).
VENEZIA -Il 17 marzo 1848, gli operai dell’arsenale, gli studenti , i liberali e i patrioti di Venezia insorsero contro gli occupanti Austriaci.
Liberarono due capi del movimento di liberazione, Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, scacciarono le truppe di Radetzky e proclamarono la Repubblica.
MILANO – I patrioti lombardi fecero lo sciopero del tabacco: dal momento che le sigarette erano monopolio austriaco i patrioti decisero di non fumare per danneggiare l’Austria “dominatrice”. Si racconta che per strada ci fossero Austriaci con tre sigari in bocca a provocare i passanti . Si verificarono diversi incidenti e il 18 marzo 1848 gli scontri si trasformarono in rivoluzione.
I Milanesi costruirono barricate e combatterono per cinque giornate, finché Radetzky non lasciò la città.
MODENA E PARMA – In queste città l’insurrezione popolare costringe i rispettivi duchi alla fuga.

Mazzini e il desiderio di libertà

L’indipendenza della Grecia e la liberazione del Sudamerica, dal dominio coloniale spagnolo e portoghese, ridiedero fiducia ai rivoluzionari.
Nel 1830 Parigi insorse e il re in carica, Carlo X, venne sostituito da Luigi Filippo d’Orleans, nominato dal parlamento.
In Italia sostenitore della sollevazione popolare fu il carbonaro Giuseppe Mazzini, che in esilio in Francia fondò “La Giovane Italia”: un’associazione di rivoluzionari che avrebbe dovuto educare il popolo ad agire in prima persona per la conquista della propria libertà.
I primi moti mazziniani ( in Liguria e in Calabria) fallirono, la Giovane Italia si disgregò, ma il suo spirito continuò a vivere nelle successive lotte per la liberazione e unificazione d’Italia.

mercoledì 20 aprile 2011

I Moti Rivoluzionari del 1820-1821

Nel 1820-1821, i patrioti riuscirono a scatenare dei moti rivoluzionari in varie parti d' Europa (Italia compresa). Ma questi moti fallirono perchè riguardavano solo le società segrete, senza il coinvolgimento della grande maggioranza della popolazione.

Le conseguenze del congresso di Vienna

Gli anni successivi al congresso di Vienna furono caratterizzati dagli scontri tra patrioti liberali che chiedevano le libertà scritte nelle costituzioni e l’ aristocrazia conservatrice che si opponeva e sosteneva la restaurazione. In alcuni paesi come l’ Italia, maggiormente frammentati e soggetti al dominio delle grandi potenze europee, la richiesta di una costituzione si unì, come ideale, alla lotta per l’indipendenza dall’occupazione straniera.
I governi conservatori continuarono a incarcerare ed esiliare tutti gli oppositori della restaurazione.
Fu così che i liberali decisero di organizzarsi in società segrete, formate da piccoli gruppi di cospiratori, che si nascondevano per non farsi sorprendere dalla polizia e dalle spie.
In Italia l’associazione segreta più famosa fu la Carboneria: il colore del carbone ricordava “l’oscurità” in cui dovevano rimanere per non essere imprigionati, il carbone inoltre crea “il fuoco” della Rivoluzione.

Il congresso di Vienna (Ottobre 1814- Giugno 1815)

Austria, Prussia, Russia, Inghilterra e il re di Francia si riunirono nel congresso di Vienna per far tornare l’Europa all’ ordine precedente alla Rivoluzione Francese e per proporre la monarchia come valore indiscusso, in base al principio di legittimità ed equilibrio. Quest’ultimo, caldeggiato dal ministro austriaco Metternich,  consisteva nel dividere l’ Europa in stati della stessa potenza, misurata a tavolino, in modo che non ci fosse nessun motivo per entrare in guerra.
Gli stati partecipanti al congresso di Vienna firmarono inoltre un patto politico-militare offrendosi reciprocamente “assistenza, aiuto e soccorso”, dovunque fossero stati minacciati da ribellioni e rivolte popolari.

giovedì 14 aprile 2011

La morte di Napoleone

Nel 1813 a Lipsia, Napoleone subì una nuova sconfitta. Nel frattempo la Francia rimise al trono i vecchi monarchi (Luigi XVIII) e Napoleone venne esiliato all'isola d'Elba. Ma poco dopo scappò dall'isola, rientrò in Francia e riorganizzò un esercito.
Si scontrò con la coalizione degli stati europei. Il 18 giugno 1815 fu definitivamente sconfitto in Belgio a Waterloo.
Questa volta gli Inglesi lo mandarono in esilio a Sant'Elena (un'isoletta dell'Oceano Atlantico da dove non poteva fuggire) e dove morì il 5 maggio 1821.

La Campagna di Russia

Austria, Prussia, Russia e Inghilterra si coalizzarono contro Napoleone.
Il 21 ottobre 1805 Napoleone venne sconfitto a Trafalgar da Nelson, in una battaglia navale. Il 2 dicembre 1805 Napoleone sconfisse gli Austriaci ad Austerlitz.
Riuscì a sconfiggere anche i Prussiani e i Russi, e nel 1808 invase la Spagna.
Nel 1812 Napoleone intraprese la campagna di Russia con l'intento di controllare questo stato, per isolare i commerci dell'Inghilterra verso Oriente.
Le truppe russe si ritirarono quasi senza combattere. Quando Napoleone arrivò a Mosca trovò la città incendiata, distrutta e senza cibo. Con l'arrivo dell'inverno decise la ritirata, ma il suo esercito fu attaccati e distrutto mentre attraversava il fiume Beresina.

mercoledì 13 aprile 2011

Napoleone conquista il potere in Francia

Napoleone tornato in Francia, sostenuto dai militari, toglie il potere al Direttorio e diventa Primo Console (colpo di stato del 18 Brumaio dell’anno VIII- 9.11.1799), poi emana una costituzione che gli attribuisce tutti i poteri.
Nel 1804 Napoleone si fece incoronare imperatore dei francesi, riesumando nuovamente un’antica istituzione romana.

Le prime campagne Napoleoniche

In preda all’entusiasmo per la vittoria italiana, il direttorio spinse Napoleone ad attaccare l’Inghilterra, andando in Irlanda per “tagliare” le comunicazione tra Gran Bretagna e Stati Uniti. I francesi subirono una sconfitta. Napoleone decise allora di ripiegare sull’Egitto per interrompere il flusso commerciale inglese su Mediterraneo. Nell’Aprile 1798 Napoleone conquistò Alessandria d’Egitto, sconfiggendo l’esercito turco, ma poi venne sconfitto in mare dalla flotta inglese di Orazio Nelson.

L’ascesa di Napoleone

Il direttorio non riusciva a riportare l’ordine in Francia, così per distogliere l’attenzione dai problemi interni, decise di intraprendere una Campagna d’Italia per andare contro l’Austria. La spedizione partì nell’Aprile del 1796, capitanata da Napoleone Bonaparte. In pochi mesi la Francia guadagnò Nizza, la Savoia, la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Repubblica di Venezia. Quest’ultima, con il trattato di Campoformio del 1797, venne ceduta all’Austria. Nel 1798 Napoleone prese anche Roma e Napoli.

La fine di Robespierre

Nell’epoca del terrore gli ideali della rivoluzione divennero estremisti: il 23 Novembre 1793 si chiusero tutte le chiese, si impose la fine della religione tradizionale e fu dato il via al culto della Dea Ragione. Fu anche introdotto un nuovo calendario che contava gli anni dal giorno della rivoluzione. Robespierre a capo del Comitato di Salute Pubblica fece condannare Danton e i suoi seguaci. Lo scontento generale per questa politica del terrore portò a una cospirazione contro Robespierre che fu arrestato e giustiziato il 28 luglio 1794 (colpo di stato del 9 Termidoro). Nell’inverno del 1794 la coalizione antifrancese si sgretolò e nel 1795 la Prussia stipulò la pace con la Francia. Fu redatta una nuova costituzione che conferiva il potere esecutivo a un Direttorio composto da 5 membri  e quello legislativo a due camere (il Consiglio degli Anziani e il Consiglio dei Cinquecento).

La proclamazione della Repubblica Francese e il terrore rivoluzionario

Il fronte antifrancese si allargò: quasi tutta l’Europa era schierata contro la Francia.Il 20 settembre 1792 l’esercito francese sconfisse i Prussiani a Valmy. In quell’occasione venne instaurata la Repubblica. Il nuovo governo decise di uccidere Luigi XVI, in quanto traditore della patria: l’esecuzione avvenne il 21 gennaio 1793. Lo stesso anno la Vandea insorse contro il governo repubblicano, accusato di colpire il clero e di ostacolare la religione. Il governo repubblicano rispose con l’istituzione del “comitato di Salute Pubblica”, che instaurò un regime di “terrore rivoluzionario”, attraverso il quale si sarebbe dovuto combattere qualsiasi  nemico della Repubblica. Furono giustiziate 30.000 persone.

La presa di potere dei montagnardi

Il raggiro del re fu evidente quando , mentre la Francia stava perdendo, gli ufficiali, provenienti dall’aristocrazia, non si avvalsero dei molti volontari. Lo scontento popolare si manifestò contro il re. Ciò che però smascherò realmente l’inganno fu la minaccia del duca di Bruswick, comandante dell’esercito austro-prussiano, di distruggere Parigi in caso di attentati contro la famiglia reale. Fu così che gruppi armati assalirono la residenza del re , che fu imprigionato. I montagnardi, guidati da Danton, presero il controllo del governo, al posto dei girondini, decretando la fine della monarchia.

La guerra della Francia rivoluzionaria contro l’Austria e la Prussia

Temendo ulteriori disordini, il re venne reintegrato dopo avergli fatto giurare sulla Costituzione.
La fazione che prevalse per il governo fu quella girondina, intenzionata a dichiarare guerra all’Austria e alla Prussia che continuavano a minacciare la Francia rivoluzionaria. In realtà queste minacce erano determinate dal fatto che Luigi XVI aveva fatto un accordo con i due stati: sperava che una sconfitta francese potesse portare un ritorno al passato, alla monarchia assoluta. Fu così che il 20 Aprile 1792, la Francia dichiarò guerra all’Austria.

La fuga di Luigi XVI

Dopo la Rivoluzione la Francia vive un periodo di instabilità dovuto per lo più alla contrapposizione tra i nobili che non si rassegnavano alla sconfitta e i rivoluzionari che desideravano una totale repressione dell’aristocrazia. Nel 1791 Luigi XVI, preoccupato per la situazione, tentò di fuggire con la sua famiglia in Belgio; questo atto venne visto come un tradimento: il re venne incarcerato in attesa di decisioni sulla sua sorte.

La monarchia dopo la Rivoluzione Francese

Il 26 Agosto 1789 l’Assemblea approvò  “la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino” (che proclamava i valori fondamentali della rivoluzione cioè la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza), e decise inoltre che sarebbe stato il popolo a decidere chi avrebbe dovuto guidare la vita politica.  Il 3 Settembre 1791 entrò in vigore una Costituzione che permetteva il diritto di voto ai “cittadini attivi”, cioè a coloro che pagavano le tasse. Il potere legislativo era affidato a cittadini di reddito abbastanza elevato, riuniti in Assemblea legislativa. Il potere esecutivo spettava ai ministri del re (quest’ultimo aveva comunque diritto di veto)…la monarchia diventa così da assoluta costituzionale.

lunedì 11 aprile 2011

La presa della Bastiglia (14.07.1789)

Il 27 giugno 1789 il re Luigi XVI è costretto a riconoscere il ruolo dell'Assemblea Costituente, ma non accetta i cambiamenti proposti da quest'ultima. Per spaventare l'Assemblea e costringerla a ritrattare, il re manda truppe a Versailles e a Parigi.
Il popolo insorge e "prende" la Bastiglia: il carcere parigino dove erano rinchiusi gli oppositori politici. E' il 14 luglio 1789.
Nelle campagne i contadini insorgono e l'Assemblea Nazionale decreta l'abolizione dei diritti feudali.
Per far rientrare l'agitazione l'Assemblea Nazionale istituì dei governi locali provvisori e un esercito popolare, chiamato Guardia Nazionale.
Luigi XVI dovette legittimare le decisioni prese dall'Assemblea.

sabato 2 aprile 2011

La convocazione degli Stati Generali e “il giuramento della pallacorda”

autori: Sathe Molla e Adis Lutisoski

Nel 1788 Luigi XVI convoca gli Stati Generali per far fronte alla crisi.
In questa occasione i borghesi mettono in evidenzia che il sistema di votazione era ingiusto, poiché ogni “stato” aveva diritto ad un voto, quindi inevitabilmente avrebbero vinto sempre clero e nobiltà, uniti dagli stessi interessi.
La borghesia propone un sistema di votazioni individuale ogni deputato aveva diritto ad un voto. Questo non andava bene al primo e al secondo stato che avrebbero ovviamente perso, in quanto il numero di componenti del III Stato era superiore.
Il 5 maggio 1789 Versailles, in occasione della nuova convocazione degli Stati Generali, non riuscendo a mettersi d’accordo sul sistema di voto, la borghesia decise di fondare un’Assemblea Costituente con lo scopo di emanare una Costituzione per la Francia (17.06.1789).
Questo gesto è conosciuto come “giuramento della pallacorda”, in quanto avvenne nella sala di Versailles deputata a questo gioco, antenato del tennis.