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martedì 17 maggio 2011

La piemontizzazione d'Italia e la nascita del brigantaggio

Come disse il ministro Massimo d'Azeglio: "fatta l'Italia, si devono fare gli Italiani", infatti ogni realtà territoriale aveva dialetti diversi, leggi diverse e situazioni economiche diverse: il Nord era industriale e sviluppato, mentre il Sud era agricolo e arretrato.
Il Piemonte cercò di "unificare" la nazione accentrando il potere nelle proprie mani: imponendo il servizio  militare obbligatorio, un prefetto in ogni regione e inviando poliziotti piemontesi.
Nel Sud si cominciarono ad organizzare bande di briganti, che ridotti alla fame dalla politica piemontese, iniziarono a compiere rapine e sequestri, con l'appoggio spontaneo della popolazione, fomentata dalla Chiesa e dai Borboni in esilio.

lunedì 16 maggio 2011

La breccia di Porta Pia: Roma capitale del Regno d'Italia

Nel 1864 i Savoia avevano spostato la capitale a Firenze. Nel 1870, dal momento che i Francesi sconfitti dai Prussiani non avrebbero più potuto difendere il Papa, un reparto di bersaglieri (guidati dal Generale Lamarmora) entrò a Roma dopo aver aperto un varco a Porta Pia (20 settembre).
L'anno dopo si stabilì che lo Stato Vaticano avrebbe posseduto solo una piccola parte di Roma, divenuta capitale del Regno d'Italia.
Il Papa Pio IX scomunicò il Re e "proibì " ai cristiani di partecipare alla vita politica.

Dalla Guerra Franco-Prussiana alla Comune di Parigi

La Francia, preoccupata della potenza crescente della Prussia, le dichiarò guerra.
Nel settembre del 1870 le truppe di Napoleone III furono sconfitte a Sedan. I Francesi persero così due regioni: l'Alsazia e la Lorena. Napoleone III scappò in Inghilterra e in Francia venne proclamata la Repubblica, controllata da forze moderate.
Poi i democratici e gli operai diedero vita a un governo chiamato COMUNE.
Questa esperianza durò dal 18 marzo al 28 maggio del 1871: era il primo modello di società socialista, fondata su idee di uguaglianza e giustizia sociale. 
Il governo conservatore prese di nuovo il potere e represse i comunardi con grande ferocia. 

La terza guerra d'Indipendenza (1866)

Il nuovo regno d'Italia sotto la guida della Destra storica fece un accordo con la Prussia: i Prussiani avrebbero attaccato l'Austria da Nord e l'Italia da Sud, così la Prussia si sarebbe ripresa i suoi territori e l'Italia il Veneto.
I Prussiani vinsero contro l'Austria mentre l'esercito italiano perse a Custoza e a Lissa.
Comunque la Prussia costrinse l'Austria a cedere il Veneto all'Italia.
Rimanevano però ancora austriache Trento e Trieste, che rimarranno irredente (non liberate) fino alla Prima Guerra Mondiale (1915-1918).

martedì 10 maggio 2011

Dalla spedizione dei 1000 all'unità d'Italia

Nel 1860 Cavour riprese la sua carica di primo ministro. Lui spinse le popolazioni insorte in Toscana e in Emilia Romagna a indire dei plebisciti, con cui confermare il loro desiderio di annettersi al Regno dei Savoia.
Per liberare il Sud Italia dai borbonici, Cavour si affidò a Garibaldi, che con 1072 volontari partì dalla Liguria il 4 maggio 1860 alla volta di Marsala in Sicilia: la spedizione dei 1000.
I borbonici vennero sconfitti a Calatafimi e a Milazzo. L'8 agosto Garibaldi sbarcò in Calabria e il 7 settembre entrò vincitore a Napoli.
Cavour, spaventato che Garibaldi potesse invadere lo Stato Pontificio, inviò un esercito per fermarlo e restituire il controllo a Vittorio Emanuele II.
L'incontro tra il re e il generale avvenne a Teano. Garibaldi disse "obbedisco" e si ritirò a Caprera.
Anche il Sud Italia, con dei plebisciti, venne annesso al regno dei Savoia.
Il 17 marzo 1861 il Primo Parlamento Italiano proclamò la nascita del Regno d'Italia, con a capo Vittorio Emanuele II e capitale Torino.

La seconda guerra d'indipendenza

Cavour provocò l'Austria che cadde nella trappola: nell'aprile del 1859 gli Austriaci entrarono in Piemonte. In attesa dell'arrivo dei Francesi, le truppe piemontesi riuscirono comunque a cavarsela bene: sconfissero il nemico a Solferino e a San Martino, mentre Garibaldi, a capo di un corpo di volontari liberava Brescia, Bergamo, Como e Varese. I patrioti in Toscana e in Emilia Romagna, nel frattempo, riuscirono a cacciare i loro sovrani.
I Francesi però avevano firmato un armistizio a Villafranca con Francesco Giuseppe d'Austria, senza avvertire Cavour. L'Austria cedette la Lombardia ai Savoia, ma tenne il Veneto.
Cavour arrabbiato si dimise dalla carica di primo ministro.

Gli accordi di Plombières (1858)

In politica estera Cavour riuscì a trovare due grandi alleati, la Francia e l'Inghilterra, andando contro la Russia, in occasione della guerra di Crimea (1855).
Nel 1856 al Congresso di Parigi, Cavour sottolineò che una gran parte dell'Italia era ancora sotto gli Austriaci. Fu così che nel 1858 Napoleone III firmò in segreto gli accordi di Plombières: la Francia avrebbe difeso Vittorio Emanuele II da un eventuale attacco austriaco e in caso di vittoria avrebbe avuto Nizza e la Savoia.

Le conseguenze della prima guerra d'indipendenza

Visto il fallimento della guerra intrapresa da Carlo Alberto, i repubblicani decisero di insorgere.
Venne instaurata la repubblica in Toscana, a Roma (governata da Mazzini e difesa da Garibaldi) e a Venezia.
Ma poco dopo le forze conservatrici europee prevalsero.
Con un colpo di stato Luigi Napoleone Bonaparte (nipote dell'ex-imperatore) prese il controllo della Francia, con il nome di Napoleone III. Quest'ultimo andò subito in soccorso al Papa.
Nel frattempo l'Austria fece cadere la repubblica in Toscana e a Venezia, e Palermo era tornata ai Borboni.

mercoledì 4 maggio 2011

I liberali moderati e Camillo Benso conte di Cavour

I liberali moderati cercavano accordi con i sovrani e puntavano a ottenere costituzioni che allargassero le libertà, in modo da garantire i diritti del popolo accanto a quelli dei monarchi.
Esponente di spicco dei liberali moderati italiani fu Camillo Benso, conte di Cavour.
Lui non voleva un'Italia repubblicana e federale; non sopportava le ingerenze della Chiesa e temeva le rivoluzioni.
La sua azione fu fondamentale per convincere Carlo Alberto a iniziare la guerra contro l'Austria.

La prima guerra d'indipendenza

I liberali moderati convincono il re del Piemonte, Carlo Alberto, ad attaccare l'Austria in difficoltà, per diventare il paladino dell'indipendenza italiana.
Così il 23 marzo 1848 Carlo Alberto dichiara guerra all'Austria: è la prima guerra d'indipendenza.
All'inizio i Piemontesi vincono qualche battaglia, ma poi perdono a Custoza (nelle campagne veronesi) il 25 luglio1848: il Piemonte deve cedere Milano all'Austria.
Il 23 marzo 1849 i Piemontesi, ritornati in guerra, perdono a Novara.
Il giorno dopo, Carlo Alberto lascia il trono al figlio Vittorio Emanuele II, che firma un armistizio con l'Austria.