Nel 1860 Cavour riprese la sua carica di primo ministro. Lui spinse le popolazioni insorte in Toscana e in Emilia Romagna a indire dei plebisciti, con cui confermare il loro desiderio di annettersi al Regno dei Savoia.
Per liberare il Sud Italia dai borbonici, Cavour si affidò a Garibaldi, che con 1072 volontari partì dalla Liguria il 4 maggio 1860 alla volta di Marsala in Sicilia: la spedizione dei 1000.
I borbonici vennero sconfitti a Calatafimi e a Milazzo. L'8 agosto Garibaldi sbarcò in Calabria e il 7 settembre entrò vincitore a Napoli.
Cavour, spaventato che Garibaldi potesse invadere lo Stato Pontificio, inviò un esercito per fermarlo e restituire il controllo a Vittorio Emanuele II.
L'incontro tra il re e il generale avvenne a Teano. Garibaldi disse "obbedisco" e si ritirò a Caprera.
Anche il Sud Italia, con dei plebisciti, venne annesso al regno dei Savoia.
Il 17 marzo 1861 il Primo Parlamento Italiano proclamò la nascita del Regno d'Italia, con a capo Vittorio Emanuele II e capitale Torino.
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martedì 10 maggio 2011
Dalla spedizione dei 1000 all'unità d'Italia
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Giuseppe Garibaldi era nato a Nizza nel 1807. Persona amabile e onesta, sincera e leale, piaceva alla gente comune che lo sentiva simile a sé, perché era schietto, anticonformista ,
RispondiEliminaeppure fedele agli ideali e alla parola data.
Deciso ad agire da rivoluzionario per l’unità d’ Italia , da giovane si incaricò di preparare un’insurrezione a Genova , ma la sera convenuta sì presentò solo lui all’appuntamento .Per evitare l’arresto e la condanna a morte dovette fuggire, travestito ,in Sudamerica .
Per dodici anni soggiornò in America latina ,dove partecipò a numerose guerre di liberazione in Brasile e Uruguay. Conobbe la giungla e sì ammalò di malaria fu amato dalla povera gente che vide in lui un eroe venuto da lontano . In Brasile si legò a una donna bellissima, Anita, che sposò a Montevideo e che lo accompagnò in tante imprese militari.
Ritornato in Italia nel 1848, divenne il principale protagonista del Risorgimento Italiano.
Riscuotendo l’ammirazione degli Inglesi , dei Francesi, del re Vittorio Emanuele II e persino degli avversari , che ne apprezzarono il valore militare. Sapeva comandare, ma sapeva anche obbedire, con umiltà. Amava la folla, ma sentiva il bisogno di ritirarsi in solitudine. Perciò
comprò un podere nell’isola di Caprera, tra Corsica e Sardegna, e vi si rifugiò ogni volta che i dissensi con il governo Piemontese, e poi italiano, lo amareggiavano.
Ancora oggi Garibaldi è uno degli Italiani più noti nel mondo, celebre in ogni angolo della terra, perché rappresenta l’eroe che lottava per la liberazione di qualunque popolo oppresso, senza distinzione di paese e senza calcoli di opportunità.
“Garibaldi è un santo per i lazzaroni. E’ dio che l’ha mandato per salvare il paese. Parecchi lo chiamano Gesù Cristo. In nome di Garibaldi si chiede l’ elemosina: quando è coperto di pallottole non ha che da riscuotere la sua camicia rossa e le pallottole cadono ai suoi piedi. E’ forse a causa di questa superstizione che finora si è salvato da attentati reazionari. Ricordate che egli è entrato da solo nella città , ancora difesa da parecchi soldati. I cannoni potevano mitragliare la sua vetture e tuttavia Garibaldi è passato 20 volte, in vettura scoperta attraverso la folla. E non una pallottola è mai venuta a sibilare intorno a lui. Decisamente Garibaldi ha detronizzato San Gennaro. Egli è ora il patrono di Napoli. Regna e governa, è dappertutto, è tutto. Cammina davanti a sé con un’audacia sublime, che gli dà ragione e lo salva dal pericolo.”
(M. Monnier, Garibaldi, 1861)