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sabato 6 giugno 2015

La primavera araba

Nel dicembre del 2010 un episodio scatena la rivolta nei paesi arabi: la confisca della sua bancarella induce Mohamed Bouazizi, giovane ambulante tunisino, a darsi fuoco per protesta. Da questo episodio si scatena la rivolta popolare in Tunisia che sfocia nella deposizione di Ben Ali. Inizia quella che viene definita Primavera araba che si diffonde a macchia d'olio in Nord Africa e in Medio Oriente: l'11 febbraio in Egitto la rivolta piazza fa cadere il regime di Hosni Mubarak. Le proteste si diffondono anche in Bahrein; Marocco , Algeria e Siria. In particolare in Libia scoppia una vera e propria guerra civile cui segue un'operazione Nato: il regime di Muammar Gheddafi viene rovesciato, Gheddafi muore il 20 ottobre 2011.

Un equilibrio troppo fragile

IL 15 settembre 2008 fallisce una delle più grandi banche d'affari americane (Lehman Brothers) a causa della crisi dei mutui scoppiata nel 2007 e crolla anche Wall Street. Il Congresso Usa predispone un piano di salvataggio da 750 miliardi di dollari per le banche americane.
In Europa il 2 maggio 2010 la crisi travolge la Grecia che è il primo Paese dell'Eurozona ad aver bisogno di un piano di sostegno da parte dell'Unione Europea e dal Fondo monetario internazionale per evitare la bancarotta. Tuttavia il salvataggio del 2010 non basta, un secondo piano di aiuti è accordato il 21 luglio 2011 per salvare il paese e la moneta unica.
Continua la recessione generale e in Europa nascono nuovi casi e si deve far fronte alle emergenze in Portogallo, Spagna e Italia.

venerdì 5 giugno 2015

L'Occidente ed il suo nuovo nemico: la lotta al terrorismo

Nonostante l'accanita lotta al terrorismo e l'alto grado d'allerta con cui i paesi occidentali cercano di prevenire il terrorismo di matrice islamica, l'11 marzo 2004 Al Qaeda colpisce con un attentato a Madrid. Per la prima volta l'Europa subisce l'attacco di Al Qaeda: esplodono delle bombe alla stazione Atocha di Madrid che provocano 191 morti e 2.057 feriti. La conseguenza più evidente di questi attentati è stato il crollo del PP, partito di governo, accusato di aver appoggiato la guerra in Iraq. Il PP ha più volte tentato di ricollegare gli attentati al terrorismo basco dell'ETA, ma nessuna prova è stata mai trovata per avallare tale tesi.
In seguito , il 7 luglio 2005, due attacchi suicidi ad opera di componenti di una cellula di terroristi legati alla rete di Bin Laden ma cresciuti in Gran Bretagna provocano vittime nella metropolitana e su un autobus a Londra.
Questi avvenimenti fanno crescere il consenso attorno alle operazioni di guerra al terrorismo che proseguono incessantemente su vari fronti e inaspriscono le misure di sicurezza negli aeroporti e all'interno delle comunità islamiche.
IL 30 dicembre 2006 viene impiccato Saddam Hussein, accusato di essere responsabile della strage dei Curdi  e protagonista del conflitto con l'Iran.
Le elezioni presidenziali statunitensi del 4 novembre 2008 si concludono, dopo un'accesa campagna elettorale cui prendono parte esponenti di tutta la società americana, con la vittoria di Barack Obama, primo presidente di origini afromericane.  Il nuovo corso del presidente prevede la fine della guerra in Iraq ed infatti le operazioni militari si concludono il 20 agosto 2010. L'Iraq  resta ancora un paese poco stabile, a causa di continui attentati e insurrezioni; oltre al nuovo esercito iracheno, continua la presenza di numerose truppe pacificatrici straniere; le truppe di guerra sono state ritirate da Obama il 31 agosto 2010.
Data storica in questo  capitolo della lotta al terrorismo è il 2 maggio 2011 quando in Pakistan, le forze speciali americane individuano e uccidono Osama Bin Laden, mente degli attentati dell'11 settembre.

La seconda guerra del Golfo

Una coalizione formata da Stati Uniti d'America, Regno Unito, Australia e Polonia, con contributi minori da parte di altri stati, tra cui l'Italia hanno attaccato l'Iraq e rovesciato il regime di Saddam  Hussein finché il 1 maggio 2003 il presidente statunitense Bush dichiarò concluse le operazioni militari ma, nonostante numerosi Paesi si siano uniti alla coalizione inviando contingenti militari, il conflitto è diventato una guerra civile tra le forze internazionali, il nuovo governo e un movimento di resistenza a prevalenza sunnita.

L'invasione dell'Afghanistan

Dopo gli attentati alle torri gemelle dell'11 settembre 2001 gli Stati Uniti entrarono in Afghanistan (operazione Enduring Freedom) con l'obiettivo di catturare il leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden. Nella prima fase della guerra l'Alleanza del Nord, formata dai gruppi afgani ostili ai Talebani, ha fornito la maggior parte delle forze di terra, mentre gli USA e la NATO hanno fornito supporto tattico, aereo e logistico. Nella seconda fase, invece, riconquistata la capitale Kabul, le truppe occidentali hanno rafforzato la loro presenza anche a livello territoriale.

La guerra del Kosovo (1996-1999)

La guerra del Kosovo iniziò nel 1996 quando i separatisti albanesi dell'UCK (esercito di liberazione del Kosovo) si ribellarono alle postazioni militari e alle entità statali. Successivamente ci fu una repressione sempre più dura da parte della polizia e, più tardi, da parte di forze paramilitari  ispirate  da estremisti serbi. La guerra si concluse con il ritiro delle truppe jugoslave dal Kosovo che divenne protettorato internazionale fino al 2008 quando c'è stata la dichiarazione unilaterale di indipendenza.

Gli accordi di Dayton

La guerra si concluse con la firma degli accordi stipulati a Dayton, Ohio, tra il 1 e il 26 novembre 1995. Parteciparono ai colloqui di pace tutti i maggiori rappresentanti politici della regione: Slobodan Milosevic, presidente della Serbia e rappresentante degli interessi dei Serbo-bosniaci, il presidente della Croazia Fanjo Tuoman e il presidente della Bosnia-Erzegovina Alija Izetbegovic, accompagnato dal ministro degli esteri bosniaco Muhamed Sacirbey. La conferenza di pace fu guidata dal mediatore americano  Richard Holbrooke, assieme all'inviato speciale dell'Unione Europea Carl Bildt e al viceministro degli esteri della Federazione Russa Igor Ivanov. L'accordo (Parigi, 14 dicembre1995) sanciva l'intangibilità delle frontiere, uguali ai confini fra le repubbliche federate della RSFJ, e prevedeva la creazione di due entità interne allo stato di Bosnia Erzegovina: la Federazione Croato-Musulmana e la Repubblica Serba.

La guerra in Bosnia-Erzegovina (1992-1995)

Nel 1992 il fronte di guerra si spostò dalla Croazia alla Bosnia-Erzegovina dove i musulmani, in numero di poco maggiore nella regione, proclamarono con un referendum l'indipendenza, in seguito della quale i Serbi proclamarono la Repubblica del Popolo Serbo di Bosnia-Erzegovina. Iniziò così una violentissima guerra civile nella quale le milizie serbe si opponevano a quelle musulmane e croate.

lunedì 1 giugno 2015

La guerra in Croazia (1991-1993)

Nel 1991 anche la Croazia dichiarava unilateralmente la propria indipendenza. Cosa che scatenò una guerra molto più lunga e dura dovuta alla disomogeneità interna del paese: l'esercito serbo appoggiò le spinte autonomiste serbe che proclamò uno stato serbo indipendente dalla repubblica croata. Dopo  violenti scontri e gravi episodi di pulizia etnica, la guerra terminò con il riconoscimento dell'indipendenza e l'espulsione della popolazione serba.

L'indipendenza slovena


Nel 1991 in Slovenia un referendum dichiarò l'indipendenza, ma l'Armata Popolare Jugoslava rispose con l'esercito per riprendere il controllo delle frontiere. Iniziò così la prima guerra in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale, che si concluse (Guerra dei dieci giorni) in poco più di una settimana, essendo la nazione etnicamente compatta e sostenuta politicamente dal Vaticano di Giovanni Paolo II, dall'Austria e dalla Germania, che si impegnò subito a riconoscerne l'indipendenza e spinse perché anche l'intere CEE facesse lo stesso.
L'8 luglio vennero firmati gli accordi di Brioni, che prevedevano l'immediata cessazione di ogni ostilità dell'esercito jugoslavo in Slovenia.

La guerra delle Falkland


Nel giugno 1982 l'Argentina guidata da Leopoldo Galtieri invase le Malvine scatenando la reazione della Gran Bretagna che organizzò una task force navale e riconquistò le isole dopo violenti scontri.