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sabato 6 giugno 2015

La primavera araba

Nel dicembre del 2010 un episodio scatena la rivolta nei paesi arabi: la confisca della sua bancarella induce Mohamed Bouazizi, giovane ambulante tunisino, a darsi fuoco per protesta. Da questo episodio si scatena la rivolta popolare in Tunisia che sfocia nella deposizione di Ben Ali. Inizia quella che viene definita Primavera araba che si diffonde a macchia d'olio in Nord Africa e in Medio Oriente: l'11 febbraio in Egitto la rivolta piazza fa cadere il regime di Hosni Mubarak. Le proteste si diffondono anche in Bahrein; Marocco , Algeria e Siria. In particolare in Libia scoppia una vera e propria guerra civile cui segue un'operazione Nato: il regime di Muammar Gheddafi viene rovesciato, Gheddafi muore il 20 ottobre 2011.

Un equilibrio troppo fragile

IL 15 settembre 2008 fallisce una delle più grandi banche d'affari americane (Lehman Brothers) a causa della crisi dei mutui scoppiata nel 2007 e crolla anche Wall Street. Il Congresso Usa predispone un piano di salvataggio da 750 miliardi di dollari per le banche americane.
In Europa il 2 maggio 2010 la crisi travolge la Grecia che è il primo Paese dell'Eurozona ad aver bisogno di un piano di sostegno da parte dell'Unione Europea e dal Fondo monetario internazionale per evitare la bancarotta. Tuttavia il salvataggio del 2010 non basta, un secondo piano di aiuti è accordato il 21 luglio 2011 per salvare il paese e la moneta unica.
Continua la recessione generale e in Europa nascono nuovi casi e si deve far fronte alle emergenze in Portogallo, Spagna e Italia.

venerdì 5 giugno 2015

L'Occidente ed il suo nuovo nemico: la lotta al terrorismo

Nonostante l'accanita lotta al terrorismo e l'alto grado d'allerta con cui i paesi occidentali cercano di prevenire il terrorismo di matrice islamica, l'11 marzo 2004 Al Qaeda colpisce con un attentato a Madrid. Per la prima volta l'Europa subisce l'attacco di Al Qaeda: esplodono delle bombe alla stazione Atocha di Madrid che provocano 191 morti e 2.057 feriti. La conseguenza più evidente di questi attentati è stato il crollo del PP, partito di governo, accusato di aver appoggiato la guerra in Iraq. Il PP ha più volte tentato di ricollegare gli attentati al terrorismo basco dell'ETA, ma nessuna prova è stata mai trovata per avallare tale tesi.
In seguito , il 7 luglio 2005, due attacchi suicidi ad opera di componenti di una cellula di terroristi legati alla rete di Bin Laden ma cresciuti in Gran Bretagna provocano vittime nella metropolitana e su un autobus a Londra.
Questi avvenimenti fanno crescere il consenso attorno alle operazioni di guerra al terrorismo che proseguono incessantemente su vari fronti e inaspriscono le misure di sicurezza negli aeroporti e all'interno delle comunità islamiche.
IL 30 dicembre 2006 viene impiccato Saddam Hussein, accusato di essere responsabile della strage dei Curdi  e protagonista del conflitto con l'Iran.
Le elezioni presidenziali statunitensi del 4 novembre 2008 si concludono, dopo un'accesa campagna elettorale cui prendono parte esponenti di tutta la società americana, con la vittoria di Barack Obama, primo presidente di origini afromericane.  Il nuovo corso del presidente prevede la fine della guerra in Iraq ed infatti le operazioni militari si concludono il 20 agosto 2010. L'Iraq  resta ancora un paese poco stabile, a causa di continui attentati e insurrezioni; oltre al nuovo esercito iracheno, continua la presenza di numerose truppe pacificatrici straniere; le truppe di guerra sono state ritirate da Obama il 31 agosto 2010.
Data storica in questo  capitolo della lotta al terrorismo è il 2 maggio 2011 quando in Pakistan, le forze speciali americane individuano e uccidono Osama Bin Laden, mente degli attentati dell'11 settembre.

La seconda guerra del Golfo

Una coalizione formata da Stati Uniti d'America, Regno Unito, Australia e Polonia, con contributi minori da parte di altri stati, tra cui l'Italia hanno attaccato l'Iraq e rovesciato il regime di Saddam  Hussein finché il 1 maggio 2003 il presidente statunitense Bush dichiarò concluse le operazioni militari ma, nonostante numerosi Paesi si siano uniti alla coalizione inviando contingenti militari, il conflitto è diventato una guerra civile tra le forze internazionali, il nuovo governo e un movimento di resistenza a prevalenza sunnita.

L'invasione dell'Afghanistan

Dopo gli attentati alle torri gemelle dell'11 settembre 2001 gli Stati Uniti entrarono in Afghanistan (operazione Enduring Freedom) con l'obiettivo di catturare il leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden. Nella prima fase della guerra l'Alleanza del Nord, formata dai gruppi afgani ostili ai Talebani, ha fornito la maggior parte delle forze di terra, mentre gli USA e la NATO hanno fornito supporto tattico, aereo e logistico. Nella seconda fase, invece, riconquistata la capitale Kabul, le truppe occidentali hanno rafforzato la loro presenza anche a livello territoriale.

La guerra del Kosovo (1996-1999)

La guerra del Kosovo iniziò nel 1996 quando i separatisti albanesi dell'UCK (esercito di liberazione del Kosovo) si ribellarono alle postazioni militari e alle entità statali. Successivamente ci fu una repressione sempre più dura da parte della polizia e, più tardi, da parte di forze paramilitari  ispirate  da estremisti serbi. La guerra si concluse con il ritiro delle truppe jugoslave dal Kosovo che divenne protettorato internazionale fino al 2008 quando c'è stata la dichiarazione unilaterale di indipendenza.

Gli accordi di Dayton

La guerra si concluse con la firma degli accordi stipulati a Dayton, Ohio, tra il 1 e il 26 novembre 1995. Parteciparono ai colloqui di pace tutti i maggiori rappresentanti politici della regione: Slobodan Milosevic, presidente della Serbia e rappresentante degli interessi dei Serbo-bosniaci, il presidente della Croazia Fanjo Tuoman e il presidente della Bosnia-Erzegovina Alija Izetbegovic, accompagnato dal ministro degli esteri bosniaco Muhamed Sacirbey. La conferenza di pace fu guidata dal mediatore americano  Richard Holbrooke, assieme all'inviato speciale dell'Unione Europea Carl Bildt e al viceministro degli esteri della Federazione Russa Igor Ivanov. L'accordo (Parigi, 14 dicembre1995) sanciva l'intangibilità delle frontiere, uguali ai confini fra le repubbliche federate della RSFJ, e prevedeva la creazione di due entità interne allo stato di Bosnia Erzegovina: la Federazione Croato-Musulmana e la Repubblica Serba.

La guerra in Bosnia-Erzegovina (1992-1995)

Nel 1992 il fronte di guerra si spostò dalla Croazia alla Bosnia-Erzegovina dove i musulmani, in numero di poco maggiore nella regione, proclamarono con un referendum l'indipendenza, in seguito della quale i Serbi proclamarono la Repubblica del Popolo Serbo di Bosnia-Erzegovina. Iniziò così una violentissima guerra civile nella quale le milizie serbe si opponevano a quelle musulmane e croate.

lunedì 1 giugno 2015

La guerra in Croazia (1991-1993)

Nel 1991 anche la Croazia dichiarava unilateralmente la propria indipendenza. Cosa che scatenò una guerra molto più lunga e dura dovuta alla disomogeneità interna del paese: l'esercito serbo appoggiò le spinte autonomiste serbe che proclamò uno stato serbo indipendente dalla repubblica croata. Dopo  violenti scontri e gravi episodi di pulizia etnica, la guerra terminò con il riconoscimento dell'indipendenza e l'espulsione della popolazione serba.

L'indipendenza slovena


Nel 1991 in Slovenia un referendum dichiarò l'indipendenza, ma l'Armata Popolare Jugoslava rispose con l'esercito per riprendere il controllo delle frontiere. Iniziò così la prima guerra in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale, che si concluse (Guerra dei dieci giorni) in poco più di una settimana, essendo la nazione etnicamente compatta e sostenuta politicamente dal Vaticano di Giovanni Paolo II, dall'Austria e dalla Germania, che si impegnò subito a riconoscerne l'indipendenza e spinse perché anche l'intere CEE facesse lo stesso.
L'8 luglio vennero firmati gli accordi di Brioni, che prevedevano l'immediata cessazione di ogni ostilità dell'esercito jugoslavo in Slovenia.

La guerra delle Falkland


Nel giugno 1982 l'Argentina guidata da Leopoldo Galtieri invase le Malvine scatenando la reazione della Gran Bretagna che organizzò una task force navale e riconquistò le isole dopo violenti scontri.

venerdì 29 maggio 2015

Le guerre del medio Oriente


Nel 1956 un conflitto  definito Crisi di Suez fu provocato dalla reazione dell'Egitto nei confronti dell'occupazione militare del Canale di Suez da parte di Francia, Regno Unito e Israele. La crisi si concluse quando l'URSS minacciò di intervenire al fianco dell'Egitto e gli Stati Uniti, temendo l'allargamento del conflitto, costrinsero inglesi, francesi e israeliani al ritiro.
Nel 1967, invece, scoppiò la cosiddetta Guerra dei 6 giorni che fu combattuta da Israele contro Egitto, Siria, Giordania. L'Iraq, l'Arabia Saudita, il Kuwait e l'Algeria sostennero militarmente i paesi arabi, ma in sei giorni Israele vinse occupando i territori palestinesi.
La prima guerra del Golfo (1990-1991) fu combattuta tra l'Iraq ed una coalizione di 35 Stati organizzati dall'ONU e guidati dagli USA, che difendeva la sovranità del Kuwait, invaso dall'Iraq. Le operazioni di guerra furono coordinate dalla missione denominata Desert Storm.

mercoledì 27 maggio 2015

L'indipendenza delle colonie francesi


Le colonie francesi dell'estremo oriente riuscirono a conquistare l'indipendenza dopo un lungo conflitto durante il quale bisogna ricordare che il Fronte dell'indipendenza dopo un lungo conflitto sconfisse pesantemente l'esercito francese. Da questo conflitto (Guerra d'Indocina) nacquero nel 1954 Vietnam, Cambogia e Laos.
Tra le colonie africane, invece la Libia ottenne l'indipendenza, grazie all'ONU, nel 1951, ma l'Algeria ottenne l'autonomia solo dopo anni di sanguinosa guerriglie che durò dal 1954 al 1962 (Guerra d'Algeria) combattuta dal Fronte di liberazione Nazionale .
Anche in Marocco e in Tunisia si costituirono movimenti nazionalisti che, nonostante la repressione da parte della Francia, nel 1956 portarono quei paesi all'indipendenza.

lunedì 25 maggio 2015

L'indipendenza indiana


In India il movimento indipendentista era guidato dal Partito del Congresso nazionale indiano ed era caratterizzato da azioni di protesta non violenta ispirate da Gandhi (detto Mahatma, grande anima). Nel 1935 il governo britannico concesse alla colonia l'autonomia amministrativa e l'allora vicerè, Lord Mountbatten, riuscì ad accodarsi con il Partito del Congresso e con la Lega musulmana per divider l'India in due stati autonomi. Nel 1947 l'India al cui governo c'era Javaharlal Nehru ottenne l'indipendenza e i territori a prevalenza musulmana costituirono il Pakistan.

La decolonizzazione


La decolonizzazione è quel processo che ebbe inizio alla fine della seconda guerra mondiale nei territori e da parte dei popoli che le potenze europee avevano colonizzato in Asia e in Africa. Nel secondo dopoguerra, infatti, le potenze europee erano troppo indebolite per mantenere il controllo delle loro colonie, dove, tra l'altro, nel periodo tra le due guerre erano nati i primi movimenti o partiti nazionalisti e si erano diffusi i sentimenti nazionali.
Nel 1941 la Francia aveva riconosciuto formalmente l'indipendenza del Libano e della Siria.
Nel 1942 in India Gandhi promosse l'indipendenza dalla Gran Bretagna e nel 1943 fu emanato il Manifesto del popolo algerino con la richiesta della decolonizzazione ad opera del leader nazionalista algerino Abbas.
Le modalità di decolonizzazione variarono anche a seconda delle politiche adottate a riguardo dai paesi europei:
- la Gran Bretagna aveva cominciato il processo di decolonizzazione già nel ventennio 1919-1939 con il tentativo di associare i diversi dominions al Commonwealth in seguito accordò l'indipendenza alle sue colonie, agevolando il passaggio dei poteri alle forze nazionaliste locali tramite trattati;
. la Francia si oppose ai movimenti di liberazione, spesso con dure guerre.

Dalla Distensione alla fine della Guerra Fredda


Dagli anni Settanta, poi, si iniziò una politica detta della distensione caratterizzata dai SALT (Negoziati per la limitazione degli armamenti strategici).
Il processo di distensione, però, fu arrestato a causa dell'invasione sovietica dell'Afghanistan nel 1979 e dall'imposizione della legge marziale in Polonia nel 1981 finalizzata ad arginare la protesta promossa dal movimento democratico Solidarność.
Questi avvenimenti influenzarono la decisione del governo statunitense che non ratificò il trattato SALT II e, poi, sotto la presidenza di Ronald Reagan, riprese la competizione nucleare, con il progetto dello scudo di difesa spaziale ed il sostegno ai movimenti di resistenza ai regimi comunisti in America latina, Asia e Africa.
La situazione migliorò quando nel 1985 il potere in URSS andò nella mani di Michail Gorbaciov, esponente di punta di una nuova generazione di leader politici,  che con le parole d'ordine glasnost (trasparenza) e perestroijka (ricostruzione) riformò profondamente il sistema sovietico tanto da far cessare le tensioni tra Est e Ovest (con la sottoscrizione di nuovi accordi sul disarmo nucleare e convenzionale). L'evento che in maniera simbolica sancì la fine della Guerra Fredda  fu la caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989 con la successiva riunificazione delle due Germanie nel 1990.

venerdì 22 maggio 2015

Il muro di Berlino ed i missili di Cuba



Verso la fine degli anni cinquanta la corsa agli armamenti rinvigorì la tensione tra i blocchi che si acuì in due episodi specifici. Nel 1961, infatti, fu eretto il muro di Berlino che divenne il simbolo della Guerra Fredda, mentre nel 1962 si sfiorò lo scoppio della guerra nucleare, quando l'URSS installò a Cuba dei missili orientati verso il territorio statunitense, ma per fortuna cedette dopo che gli USA, nella persona del presidente Kennedy, imposero il blocco navale all'isola.
A seguito della crisi cubana le superpotenze, entrambe provate da avvenimenti che ne ridimensionarono l'influenza ( l'Urss ruppe l'alleanza con la Cina maoista e fronteggiò la rivolta della primavera di Praga nel 1969, mentre gli USA furono impegnati e sconfitti nella guerra del Vietnam) capirono di poter evitare lo scontro diretto e di poter iniziare una coesistenza competitiva.

sabato 16 maggio 2015

La divisione del mondo in blocchi contrapposti


L'avvento del comunismo in Russia nel 1917 e formazione dell' Unione Sovietica destarono non poche preoccupazioni tra le nazioni occidentali, che s'interessarono alle successive vicende del paese appoggiando le Armate controrivoluzionarie in lotta con i bolscevichi. L'Unione Sovietica venne isolata diplomaticamente fino a quando entrò a far parte delle potenze che si opponevano al nazifascismo. Quando le truppe dell'Armata Rossa liberarono i paesi dell'Europa orientale dai tedeschi, la sfera d'influenza sovietica si allargò modificando i precedenti equilibri.
Gli Stati Uniti cambiarono atteggiamento soprattutto quando al presidente Roosevelt successe Truman che nel 1947 enunciò l'omonima dottrina (dottrina Truman) con la quale intendeva contenere il pericolo sovietico, inviando aiuti economici alle nazioni particolarmente sensibili alla propaganda comunista.
La politica interna degli USA risentiva, in quegli anni, di questa contrapposizione di due blocchi, incarnata dalla lotta al comunismo, tanto che fu inaugurato il cosiddetto maccarthismo (dal nome del senatore McCarthy) che consisteva in una serie di campagne di denuncia del comunismo.
In politica estera, invece, nell'estate del 1948 fu  avviato il piano Marshall che prevedeva un piano quadriennale di aiuti economici per oltre tredici miliardi di dollari destinati alla ricostruzione dell'economia e del sistema produttivo dell'Europa Occidentale (compresa la Germania dell'Ovest) e la creazione della NATO (1949), il sistema integrato di difesa militare della regione euroatlantica, che coordinava le forze armate delle principali nazione europee, degli USA e del Canada, per garantire la difesa collettiva nell'eventualità di un attacco dell'URSS e dei suoi alleati.
Iniziava così un periodo di tensione detto Guerra Fredda in cui il mondo era diviso in due blocchi: il blocco delle democrazie attorno agli Stati Uniti contrapposto al blocco comunista raccolto attorno all'URSS. Gli eventi che ampliarono la portata della Guerra Fredda furono l'esplosione della prima bomba atomica sovietica (che poneva fine al monopolio atomico statunitense) ed il successo in Cina della rivoluzione comunista guidata da Mao che diede vita alla Repubblica Popolare Cinese (1949).
Nella zona asiatica il conflitto raggiunse la sua prima grave crisi quando il regime comunista della Corea del Nord invase la Corea del Sud nell'estate del 1950, dando inizio alla guerra di Corea, nella quale intervenne una forza internazionale, patrocinata dalle Nazioni Unite, ma nei fatti capeggiata dagli Stati Uniti, che frenò l'avanzata nordcoreana e ristabilì il precedente ordine dopo un sanguinoso conflitto durato tre anni.
Nel 1955 lo schieramento dei due blocchi si consolidò con l'ingresso della Germania federale nella NATO e con la creazione del patto di Varsavia ad opera del blocco comunista. Nel frattempo, però,  si era creato il terzo blocco: i paesi non allineati che decisero di non entrare nello scontro tra USA e URSS.

lunedì 11 maggio 2015

Tangentopoli e la nascita della "Seconda repubblica"


Il crollo dei regimi dell'Europa orientale (crollo del muro di Berlino) nel 1989 accelerò i processi di cambiamento della politica: mentre il Partito comunista mutava il nome in Partito democratico della sinistra, le inchieste della Procura della Repubblica di Milano (Mani pulite) portarono alla luce gravi degenerazioni del sistema politico (Tangentopoli). Uno dopo l'altro, i partiti che avevano caratterizzato quasi cinquant'anni di vita politica italiana furono travolti da scandali e inchieste e scomparirono, lasciando il posto a nuovi soggetti politici (Forza Italia, Lega Nord, Alleanza nazionale, Rifondazione comunista), cosicché si iniziò a usare l'espressione "seconda repubblica" per sottolineare tale svolta politica.
Le elezioni del 1994 videro l'affermazione di Forza Italia, un movimento promosso da Silvio Berlusconi allo scopo di opporsi alla possibile affermazione delle sinistre.
I successivi appuntamenti elettorali hanno visto un alternasi delle due coalizioni al governo del Paese:
-nell'aprile del 1996, le elezioni videro l'affermazione della coalizione di centrosinistra dell'Ulivo. In tale legislatura, l'Italia aderì alla moneta unica europea (introdotto nel 1999, l'euro ha iniziato a circolare fisicamente nel 2002);
-con le elezioni politiche del maggio 2001 la Casa delle Libertà (centrodestra) tornò al governo del Paese e vi rimase fino al 2006, quando nuove elezioni diedero la maggioranza al centrosinistra;
-le elezioni del maggio 2008 hanno visto di nuovo l'affermazione del centrodestra.

Gli anni del pentapartito (anni Ottanta)


Sul piano politico si assiste ad un ritorno alla formula del centrosinistra: la formula del pentapartito era incentrata sull'alleanza tra Dc e PSI (segretario Bettino Craxi) cui si allearono socialdemocratici, repubblicani e liberali. Il pentapartito dominò la scena politica italiana fino al 1992, cioè fino all'anno della crisi e del disfacimento del sistema dei pariti: si succedettero sette governi, tutti caratterizzati dall'altissima conflittualità interna, che non seppero affrontare i problemi del paese: spesa pubblica improduttiva, evasione fiscale, criminalità organizzata, inefficienza degli apparati pubblici.

mercoledì 6 maggio 2015

L'autunno caldo e gli anni di piombo




I numerosi segnali di crisi sociale, conseguenza della rapida trasformazione dell'Italia e delle insufficienti riforme, vennero alla luce con la contestazione del Sessantotto: dapprima esplose la contestazione studentesca e giovanile cui  fece seguito quella operaia (autunno caldo). In questo clima di alta tensione, infatti, il movimento sindacale, all'apice della sua forza, si fece portavoce di richieste non più limitate esclusivamente alle rivendicazioni salariali o a problemi specifici del mondo del lavoro, ma chiese l'attuazione di quelle riforme radicali che i governi di centrosinistra non aveva avuto la forza di realizzare. La risposta della classe politica a tali richieste non fu adeguata, mentre servizi segreti, gruppi di potere, movimenti neofascisti arrivarono a pianificare pratiche eversive e  golpiste (la strategia della tensione) cui corrisposero fenomeni di terrorismo armato da parte di gruppi extra-parlamentari di estrema sinistra (Brigate Rosse): furono i cosiddetti anni di piombo. Nel 1978 le BR giunsero a rapire e uccidere Aldo Moro, il presidente della DC che stava promuovendo la convergenza delle forze cattoliche con quelle comuniste (compromesso storico).
Sul piano economico, le crisi petrolifere (1973-1974) si sommarono ai difetti strutturali dell'economia italiana determinando scarsità di investimenti, stagflazione (alta inflazione sommata ad alti tassi di disoccupazione), deficit della bilancia dei pagamenti.

martedì 5 maggio 2015

Il centrosinistra (anni Sessanta)


Da un punto di vista politico, gli anni Sessanta videro il tramonto del modello centrista: a partire dal 1963 ebbe inizio l'era del centrosinistra, cioè l'alleanza tra Dc e Psi. Soprattutto i primi governi di centrosinistra si caratterizzarono per la realizzazione di alcune delle grandi riforme care ai socialisti (nazionalizzazione dell'industria dell'energia elettrica con la nascita dell'Enel; riforma della scuola, con la realizzazione della scuola media unica e l'estensione a 14 anni alla frequenza obbligatorio). Restavano però aperti i  problemi storici del paese: il mancato sviluppo del Sud, l'arretratezza all'apparato burocratico e dell'organizzazione dello Stato.
Nel 1963 la crescita dell'economia italiana subì una battuta d'arresto; tra il 1966 e il 1968 la produttività riprese a crescere più rapidamente dei salari, ma il ritmo di sviluppo fu più lento che nel passato e la ripresa fu passeggera. 

lunedì 4 maggio 2015

Gli anni del miracolo economico (1951-1961)


Negli anni Cinquanta l'Italia cambiò volto e si trasformò da paese prevalentemente agricolo in paese industriale, grazie a uno sviluppo economico intenso, che si fece impetuoso verso la fine del decennio. In questi anni il prodotto nazionale lordo crebbe a un tasso annuo del 5,3% e il reddito pro capite giunse quasi a raddoppiare.
Anche in questi anni la crescita fu concentrata nel triangolo industriale (Milano, Torino Genova) verso cui si diressero le forze di lavoro in esubero provenienti dal Meridione. Questo flusso migratorio andò a sommarsi a quello verso i paesi più industrializzati dell'Europa nordoccidetale (Francia, Belgio, Germania, Svizzera), impoverendo il Mezzogiorno dal punto di vista delle risorse umane, ma permettendo un considerevole afflusso di denaro sotto forma di rimesse dall'estero e dal Nord.
Per quanto riguarda la politica economica, i governi centristi:
-misero in atto (1950), una riforma agraria, con l'obiettivo di rafforzare il ceto dei contadini indipendenti (tale riforma non riuscì però a contenere il fenomeno della migrazione dalle campagne); 
-venne istituita (agosto 1950) la Cassa per il Mezzogiorno, un ente pubblico incaricato di promuovere lo sviluppo del Sud attraverso il finanziamento statale e il credito agevolato; 
-nel 1953 fu creato l'ENI con il compito di ricercare, raffinare e trasportare il petrolio;
-venne creato (1956) il Ministero delle Partecipazioni statali, per coordinare le aziende di Stato; 
-nel 1955 il Ministro delle finanze Vanoni presentò un piano decennale per lo sviluppo economico ce si proponeva il raggiungimento di tre obiettivi: l'assorbimento della disoccupazione, l'eliminazione progressiva del divario tra Nord e Sud, il pareggio della bilancia dei pagamenti.

venerdì 24 aprile 2015

Gli anni del centrismo e le scelte internazionali


In un clima di forte contrapposizione politica si tennero le elezioni il 18 aprile 1948, con cui si chiuse definitivamente l'esperienza dell'unità delle forze politiche antifasciste realizzatasi durante la Resistenza. Il responso delle elezioni per il primo Parlamento repubblicano sancì la vittoria della Democrazia cristiana (che godeva dell'appoggio politico della Chiesa cattolica e il supporto economico degli Stati Uniti) sul Fronte popolare dei comunisti e dei socialisti, appoggiati invece dall'URSS.
I governi di coalizione (DC, Partito liberare, repubblicano, socialdemocratrico) che si succedettero nel corso degli anni Cinquanta accentuarono la svolta atlantica ed europeista dell'Italia:
- l'Italia sottoscrisse il Patto atlantico ed entrò a far parte della NATO (alleanza militare fra Stati Uniti e i paesi dell'Europa occidentale in funzione antisovietica); 
- il nostro paese fu uno degli Stati fondatori della CEE; infatti, nel marzo 1957, con il Trattato di Roma i rappresentanti di Francia, Italia, Germania federale, Belgio, Olanda e Lussemburgo decisero  l'istituzione di una Comunità economica europea (CEE), con lo scopo di creare un Mercato comune europeo; i suoi organi principali erano la Commissione, il Consiglio dei ministri, La Corte di giustizia e il Parlamento europeo. 
Nel marzo 1953 il governo centrista cercò di modificare i meccanismi elettorali in senso maggioritario, assegnando il 65% dei seggi alla Camera al gruppo di partiti alleati che avessero ottenuto la maggioranza assoluta dei voti; questa legge elettorale fu soprannominata legge truffa dalle sinistre che la avversarono fortemente. Nelle elezioni del giugno 1953, la coalizione di governo pur ottenendo la maggioranza relativa dei voti non raggiunse quella assoluta, cosicché non scattò il meccanismo premiale. Cominciò così una lunga fase di transizione e di nuovi equilibri politici.

martedì 21 aprile 2015

La questione istituzionale e l'Assemblea Costituente


Al termine del conflitto si ripropose la questione istituzionale: la monarchia appariva a molti troppo compromessa con il regime fascista. Il 2 giugno 1946 si tenne il referendum popolare per la forma istituzionale dello Stato; alle elezione, a suffragio universale anche femminile, vinse la repubblica.
L'11 giugno fu proclamata la Repubblica Italiana che ebbe come primo capo provvisorio dello Stato Enrico de Nicola.
Nella stessa data del 2 giugno si ebbe anche l'elezione dell'Assemblea Costituente che doveva elaborare una nuova Costituzione in luogo dello Statuto albertino (la nuova carta costituzionale entrò in vigore il I gennaio 1948).
Le prime libere elezioni sancirono l'affermazione dei partiti di massa: la Democrazia cristiana (guidata da De Gasperi), il Partito comunista (Togliatti) e il Partito socialista (Nenni), mentre risultarono ridimensionati altri partiti (come il Partito d'azione) che pure avevano dato un contributo decisivo alla Resistenza.
Dopo le elezioni del 1946, democristiani, socialisti e comunisti (pur continuando a governare assieme) accentuarono i motivi di contrasti; mentre si faceva più netta la distinzione del mondo in due blocchi (guerra fredda), la Dc tendeva ad assumere il ruolo di garante dell'ordine sociale e della collocazione del paese nel campo occidentale, mentre i comunisti si ponevano alla testa delle lotte operaie e contadine e si schieravano con Urss.
All'interno del partito socialista si delinearono invece due schieramenti contrapposti: quello di Nenni, che voleva mantenere nel partito i caratteri classisti e rivoluzionari, e quello di Giuseppe Saragat che voleva allentare i legami col Pci.

La situazione all'indomani della guerra


Nel febbraio del 1945 si tenne un'importante Conferenza a Yalta (tra Churchill, Stalin e Roosvelt) in cui fu deciso che la Germania sarebbe stata divisa in zone d'occupazione, che Berlino sarebbe stata spartita tra i vincitori e che l'Europa sarebbe stata divisa in due zone d'influenza:
-l'Europa occidentale (in cui rientrava anche l'Italia), sotto l'influenza americana;
-l'Europa orientale sotto l'influenza russa.
Nel 1946 ebbe inizio a Parigi la conferenza di pace cui l'Italia partecipava con uno status ambiguo, poiché fino al 1943 era stata una dei principali alleati della Germania nazista. L'Italia dovette pagare riparazioni agli Stati che aveva attaccato e rinunciare alle sue colonie, già perse in guerra. I problemi maggiori si presentarono sul confine orientale, in cui gli jugoslavi avevano occupato parte della Venezia Giulia e Trieste: tale situazione fu risolta solo nell'ottobre 1954 con una spartizione di fatto che lasciava alla Jugoslavia l'Istria, mentre Trieste ritornava ad essere italiana.

lunedì 20 aprile 2015

La liberazione (25 aprile 1945)


Nella primavera del 1945 le truppe alleate sotto il comando del generale britannico Alexander ripresero l'offensiva e conclusero rapidamente le operazioni in Italia dopo aver travolto la linea gotica. Le forze della Resistenza prepararono il terreno con scioperi e insurrezioni mentre le formazioni partigiane insorsero liberando le principali città del Nord prima del'arrivo degli alleati . Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia, presieduto da Ferruccio Parri, assunse i poteri civili e militari. Mussolini catturato a Dongo dai partigiani mentre scappava in Svizzera, fu fucilato e il suo corpo esposto a Piazzale Loreto (a Milano).
A Berlino assediata dalle truppe sovietiche, il 30 aprile 1945 Hitler si suicidò. Pochi giorni dopo la Germania si arrese. Solo il Giappone continuava la guerra ma il lancio di due bombe atomiche da parte degli americani (Hiroshima e Nagasaki) convinse anche i giapponesi a chiedere la resa.
Con la fine della guerra, il mondo ebbe conoscenza dello sterminio degli ebrei: a partire dal 1942 i nazisti avevano messo in atto la cosiddetta soluzione finale del problema ebraico e deportato nei campi di concentramento (i lager) uomini, donne e bambini di razza ebraica allo scopo di annientarli.

La Resistenza


Nel Regno del Sud, i Comitati di liberazione nazionale decisero di accantonare momentaneamente la loro opposizione al re (giudicato complice del regime fascista) e rivolsero un appello all'unità di tutte le forze disponibili per la conduzione della guerra contro i nazifascisti. Si costituì il primo governo di unità nazionale.
Nelle regioni settentrionali le organizzazioni partigiane si irrobustirono e impegnarono a fondo le truppe tedesche sostenute dai reparti della Repubblica di Salò, mentre nelle città e nelle campagne si susseguirono manifestazioni, scioperi e agitazioni che offrirono un importante appoggio alla lotta armata. Particolarmente attive nella lotta partigiana furono le formazioni comuniste (Brigata Garibaldi) e del Partito d'Azione (Giustizia e libertà); in Piemonte operarono anche formazioni badogliane e, nel Veneto, democristiane.
Fino a maggio 1944, il fronte rimase fermo sulla linea di Cassino (il fronte italiano era considerato un fronte secondario e gli Alleati non volevano sacrificarvi troppi soldati).
Dopo lo sbarco di Anzio e la liberazione di Roma (giugno 1944) il fronte si attestò sull'Appennino tosco-emiliano (linea gotico).
Il 6 giugno 1944, intanto, gli Alleati aprirono un nuovo fronte sbarcando in Normandia e liberando Parigi (agosto 1944)

domenica 29 marzo 2015

La caduta del fascismo e l'armistizio (8 settembre 1943)


Nel 1943 gli alleati ottennero grandi successi: sul fronte russo rioccuparono gran parte dei territori perduti; sul fronte africano costrinsero alla resa l'esercito italo-tedesco. Il 10 luglio 1943 gli anglo-americani sbarcarono in Sicilia e la liberarono in poche settimane. Il 25 luglio in Gran Consiglio  del Fascismo mise in minoranza Mussolini e chiese che fossero restituiti i poteri al sovrano come dichiarato esplicitamente dallo Statuto Albertino. Il giorno successivo il re fece arrestare Mussolini ed affidò al maresciallo Badoglio il compito di riorganizzare l'esercito.  Il Partito Fascista fu sciolto e molti gerarchi furono arrestati; nel paese si diffuse la speranza che l'Italia stesse per firmare la resa. Badoglio tuttavia pur prendendo contatti in segreto con gli anglo-americani, dichiarò che l'Italia avrebbe combattuto ancora a fianco dei Tedeschi. Per quarantacinque giorni il governo si mosse in bilico tra la conferma dell'alleanza con i tedeschi, che continuavano a fare affluire truppe nelle penisola, e la conduzione di trattative segrete con gli Alleati. L'8 settembre fu reso noto l'armistizio con gli anglo-americani firmato il 3 settembre; il re e il governo fuggirono Brindisi (città occupata dagli inglesi) e lasciarono senza direttive precise l'esercito italiano che si sbandò (centinaia di migliaia di soldati italiani furono fatti prigionieri e portati ai campi di concentramento tedeschi). IL 13 settembre Badoglio dichiarò guerra alla Germania che, nel frattempo, aveva occupato il Centro e il Nord dell'Italia.
L'Italia era ora divisa in due: il Sud era occupato dagli Alleati, mentre il Nord era sotto l'occupazione tedesca. Mussolini, liberato dai tedeschi, costituì nel Nord uno stato-fantoccio, La Repubblica Sociale Italiana (repubblica di Salò). Nell'Italia occupata iniziarono ad operare i primi nuclei di partigiani, organizzati dai Comitati di liberazione nazionale composti dai partite antifascisti: comunisti, socialisti, democristiani, partito d'azione, liberale, democratico del lavoro.

Sconfitte dell'Asse: El-Alamein e Stalingrado


Sul fronte africano, le truppe italo-tedesche dopo aver riconquistato la Cirenaica e essere penetrate in Egitto, furono fermate a El-Alamein. Nel novembre 1942, gli angloamericani sbarcarono in Marocco e Algeria, capovolgendo il rapporto di forze.
Sul fronte russo, i tedeschi furono fermati alle porte di Stalingrado: qui, dopo un lungo assedio, l'esercito russo  riuscì a riportare una decisiva vittoria e iniziò un'offensiva che terminerà solo nella primavera del 1945 a Berlino con la sconfitta della Germania.
Anche il corpo d'armata italiano in Russia (ARMIR) fu coinvolto nella disastrosa ritirata di Russia.

L'attacco del Giappone agli USA


Il 7 dicembre il Giappone attaccò la flotta americana a Pearl Harbour; Stati Uniti e Inghilterra dichiararono guerra al Giappone che riportò strepitosi successi iniziali (occupazione delle Filippine, di Singapore, della Malesia).

La guerra in Africa, nei Balcani e in Russia


Anche in Africa l'Italia dovette subire l'iniziativa militare inglese che occupò le colonie dell'Africa orientale.  In Libia, dopo una serie di sconfitte, intervenne a sostegno delle truppe italiane un corpo d'armata tedesco guidato da Rommel. Anche sul fronte balcanico, solo l'arrivo dei tedeschi permise l'occupazione della Grecia e della Jugoslavia.
Nel giugno del 1941 Hitler diede il via al piano Barbarossa e attaccò la Russia; anche l'Italia partecipò inviando un contingente armato. L'esercito russo, dopo le prime sconfitte riuscì a riorganizzarsi e a resistere.

sabato 28 marzo 2015

10 giugno 1940: l'entrata in guerra dell'Italia



Subito dopo aver occupato la Polonia, nell'aprile 1940 Hitler occupò Danimarca, Norvegia, Olanda, Lussemburgo e Belgio e da qui aggirò la linea difensiva francese Maginot; dopo una serie di rovinose sconfitte, l'esercito francese fu annientato. Mussolini convinto che la fine della guerra fosse imminente, nonostante l'impreparazione militare il 10 giugno 1940 decise di entrare in guerra contro la Francia e l'Inghilterra per partecipare da vincitore alle trattative di pace. La Francia il 24 giugno si arrese: la parte settentrionale della Francia divenne zona di occupazione tedesca, mentre nella zona meridionale si costituì un governo collaborazionista con sede a Vichy.
Gli inglesi erano rimasti da soli a sostenere la guerra contro la Germania e l'Italia. Il 27 settembre del 1940 Germania, Italia e Giappone stipularono il Patto tripartito, un patto di reciproco appoggio in seguito fu firmato anche da Ungheria e Romania.
Il 28 ottobre Mussolini decise di muovere guerra alla Grecia, ma l'impresa militare fu un fallimento: i Greci contrattaccarono e si spinsero fino in territorio albanese.

venerdì 27 marzo 2015

Le tappe della politica di aggressione della Germania nazista



1936: Hitler occupa la Renania e denuncia gli accordi sul disarmo. Firma l'Asse Roma-Berlino
1938: Annessione dell'Austria alla Germania. Rivendicazioni tedesche sulla Cecoslovacchia. Conferenza di Monaco tra Hitler  e le democrazie occidentali, le quali sperano di aver placato la Germania con la cessione dei Sudeti.
1939: In marzo Hitler occupa la Boemia e la Moravia , dando vita ad un Protettorato incluso nel Reich. La  Slovacchia  si proclama indipendente sotto  tutela tedesca. Hitler rivendica il possesso di Danzica e il "corridoio di Danzica" (la striscia di territorio che il trattato di Versailles aveva assegnato come sbocco sul Baltico alla Polonia e che divideva la Prussia orientale dal resto della Germania)
Nell'aprile 1939 l'Italia occupa il  Regno di Albania. In maggio, firma del Patto d'acciaio (alleanza militare) tra Italia e Germania.
In agosto, i ministri degli Esteri di Germania e Urss firmano un patto di non aggressione fra i due paesi. L'Urss ottiene, tramite un patto segreto, un riconoscimento delle sue mire sugli Stati baltici, sulla Romania e sulla Polonia, di cui si prevedeva la spartizione.
In settembre i tedeschi invadono la Polonia.

Le cause della Seconda Guerra Mondiale


Il I settembre 1939, le truppe tedesche invasero la Polonia. Due giorni dopo Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania: ebbe inizio in tal modo la Seconda Guerra Mondiale.
Le principali cause che portarono allo scoppio del conflitto possono essere così riassunte:
- la politica di espansione della Germania nazista, decisa a riconquistare una posizione di predominio dopo le umiliazioni subite con il trattato di Versailles;
- la debolezza con cui le democrazie occidentali affrontarono Hitler; pur di evitare un conflitto, Francia e Inghilterra accettarono in modo passivo l'espansione territoriale e il riarmo della Germania nazista;
- l'incapacità della Società delle nazioni di affrontare le grandi crisi internazionali; 
- le spinte nazionaliste e imperialiste dell'Italia fascista; 
- nel Pacifico , la politica imperialista del Giappone.
Al momento dello scoppio della guerra, la situazione delle alleanze era la seguente:
- nell'aprile 1939 Regno Unito, Francia e Polonia avevano stipulato un'alleanza militare formale contro le mire espansionistiche naziste; 
-la Germania era unita all'Italia da un'alleanza già dal 1936; il 22 maggio 1939 , le due nazioni stipularono il Patto d'Acciaio, con cui veniva sancita l'alleanza politica e militare. Il testo dell'accordo impegnava i contraenti a intervenire automaticamente in un conflitto che vedesse coinvolto l'alleato; 
- la Germania aveva inoltre stipulato (agosto 1939) un patto di non aggressione con  l'URSS (patto Molotov- Von Ribbentrop).
In appena tre settimane , le truppe naziste ebbero la meglio sulla Polonia (che nel frattempo veniva anche attaccata alle spalle dall'URSS di Stalin).
Nonostante avesse firmato il Patto d'acciaio, l'Italia proclamò la non-belligeranza, dichiarando all'alleato nazista di essere militarmente impreparata.

La Guerra civile spagnola


Nel 1936 le elezioni spagnole furono vinte dal Fronte popolare che si accingeva a governare la repubblica democratica, quando i militari ed il partito della Falange (di stampo fascista) capeggiati da Francisco Franco si ribellarono ed entrarono in rivolta scatenando una guerra civile nella quale intervennero Mussolini ed Hitler mentre Francia e Inghilterra preferirono mantenersi neutrali. 
La guerra terminò nel 1939 con il trionfo della dittatura franchista in Spagna.
IL regime di Franco era reazionario. Nel 1940 fu creato il Sindicato Vertical con l'intento di azzerare la lotta di classe, in quanto raggruppava lavoratori e proprietari terrieri secondo le idee dello stato  corporativo.
Altro elemento che classificava il franchismo come regime totalitario era il forte uso della censura che colpiva tutte le manifestazioni artistiche e culturali. Inoltre il franchismo era permeato di nazionalismo tanto che furono vietate tutte le manifestazioni della cultura regionali, prima fra tutte l'utilizzo delle lingue che non fossero il castigliano.

domenica 8 marzo 2015

Giappone e Cina


Il Giappone assunse con Italia e Germania una comune posizione internazionale.
Il Giappone del primo dopoguerra iniziò una fase di grande sviluppo industriale, contemporaneamente la regione cinese fu teatro di una rivoluzione nazionalista che riuscì a unificare il territorio e proclamare la repubblica. Il Giappone preoccupato di avere un vicino così grande e potenzialmente forte invase la Manciuria (1931).
La Cina, infatti, aveva assunto un'importanza vitale per lo sviluppo del capitalismo giapponese, come fornitrice di materie prime per l'industria pesante e come principale mercato di esportazione. Proprio contro le tendenze imperialistiche del capitalismo giapponese e contro le fazioni militari che lo appoggiavano in Cina si rivolse il vasto movimento nazionalista e democratico il Fronte di resistenza antigiapponese. Il Guomindang di Chiang Kai-Shek smise la politica di repressione del Partito comunista cinese e si concentrò sul conflitto con il Giappone. Il Guomindang (o Kuomintang) era il Partito nazionalista cinese costituito nel 1912.



L'ascesa e il consolidamento del nazismo


Il crollo dell'equilibrio creato dalla Repubblica di Weimar fu terreno fertile per l'ascesa di Adolf Hitler e del suo movimento politico: il nazismo.
Il nazismo era rappresentato politicamente dal Partito nazionalsocialista dei lavoratori, fondato nel 1920 dallo stesso Hitler. L'ideologia nazionalsocialista si basava sull'idea nazista della superiorità della razza tedesca (ariana) e su un radicale nazionalismo, però guardava alle masse propugnando una riduzione degli squilibri sociali. La caratteristica principale del nazismo, che lo rende un tipico esempio di totalitarismo, è l'organizzazione del movimento attorno alla figura del Fuhrer, il capo carismatico. Un primo tentativo di rivoluzione nazista si ebbe con il putsch di Monaco (1923), che fu facilmente sedato e dopo il quale il partito decise di abbandonare la via rivoluzionaria, per tentare quella parlamentare, tanto da vincere le elezioni nel 1932.
Divenuto cancelliere, il 28 febbraio del 1933 Hitler approfittò dell'incendio del Reichstag (il Parlamento), di cui accusò i comunisti, ed emanò le prime leggi che soppressero le libertà civili e ogni forma di opposizione politica. Una volta sciolto il Parlamento i nazisti ebbero la maggioranza, ed il 23 marzo Hitler si faceva attribuire i pieni poteri.
Il 26 aprile 1933 nacque la GESTAPO (polizia segreta), la quale insieme alle SA (Sezioni d'Assalto), attuò una terribile repressione; il 14 luglio dello stesso anno il partito nazionalsocialista divenne l'unico consentito. Il 30 giugno 1934 su ordine di Hitler , Himmler e le SS massacrarono Rohm e i vertici delle SA, sospettati di cospirazione ai danni del potere centrale (la notte dei lunghi coltelli). Il 2 agosto 1934 Hitler si investì della carica di presidente e primo ministro, consolidando definitivamente la dittatura.


Il regime nazista travalicò, poi, ogni bruttura possibile di qualsiasi regime totalitario emanando, il 15 settembre 1935, le leggi di Norimberga, che tolsero agli ebrei ogni diritto politico, proibendo anche i matrimoni misti, al fine di tutelare la purezza della popolazione di razza ariana; ma la persecuzione vera e propria cominciò il 9 novembre 1938, quando, per vendicare l'uccisione, avvenuta a Parigi, di un diplomatico tedesco, per mano di un dissidente ebreo, furono distrutti negozi, case, sinagoghe, profanati cimiteri, sterminate intere famiglie (la notte dei cristalli).

L'URSS


Dopo la rivoluzione e l'uscita dalla Prima guerra mondiale Lenin guidò la Russia verso la dittatura marxista del proletariato.
Per affrontare la difficile situazione economica in cui versava la Russia in quegli anni Lenin adottò il comunismo di guerra, cioè una politica economica che comportava la suddivisione delle proprietà terriere e la confisca dei surplus agricoli, che però fu molto impopolare tra le masse (soprattutto contadine) tanto da ridurre Lenin a cambiare rotta istituendo la Nuova Politica Economica (NEP) con la quale lo Stato permetteva l'esistenza di un mercato limitato. Vennero consentite piccole imprese private, la possibilità di assumere manodopera e la possibilità per investitori esteri di partecipare ad alcune attività economiche.
Alla morte di Lenin, però, il potere finì nelle mani di Stalin che nel 1922 era stato eletto segretario generale del Pcus, una carica organizzativa che permetteva di controllare l'intero apparato del partito e, attraverso di esso, del governo. Quando Lenin si ammalò , Stalin formò un "triumvirato" con Zinov'ev e Kamenev per contrastare Lev Trotzkij col quale era già entrato in contrasto. Dopo la morte di Lenin il "triumvirato" tenne nascosto il testamento del capo del partito in cui si suggeriva di rimuovere Stalin dalla carica di segretario del Pcus. Nel 1924 Stalin formulò la teoria del "socialismo di un paese solo" con la quale si abbandonava l'internazionalismo e si alimentava il sentimento nazionalista. Tra il 1925 e il 1927 sconfisse l'opposizione di Trotzkij, cui si erano uniti Zinov'ev e Kamenev, espellendoli dal partito.
Il periodo stalinista fu caratterizzato da:
  • l'industrializzazione forzata del paese;
  • la collettivizzazione forzata delle campagne.
Dal punto di vista delle libertà personali Stalin le ridusse al minimo e di quel regime sono passate alla storia le grandi epurazioni con le quali combattevano l'opposizione. Furono dati poteri sempre più grandi alla polizia politica, facendo nascere, così un sistema dittatoriale(stalinismo).
Nel 1927 Stalin abbandonò la NEP e passò all'economia pianificata dei Piani Quinquennali, per avviare l'economia socialista a un'industrializzazione accelerata.


venerdì 6 marzo 2015

La nascita di una nuova forma di Stato: il totalitarismo


Con il termine totalitarismo si indica la forma di governo diffusasi  agli inizi del Novecento in concomitanza con l'avvento della società di massa e lo sviluppo della tecnica (elemento essenziale per esercitare il dominio assoluto sulle masse).
Nei regimi totalitari il singolo individuo esiste solo se si conforma all'ideologia del partito unico che è al potere e si identifica con lo Stato.
Può dirsi in sintesi che il totalitarismo si caratterizza per:
-ruolo dominate del partito unico (assenza di pluralismo);
-presenza di un'ideologia rigida che legittima il potere del partito unico;
-penetrazione ideologica della vita comune in tutta la popolazione attuata tramite delle organizzazioni collaterali e subordinate al partito (associazioni giovanili, sindacati...) che mobilitano continuamente le masse;
-élite di potere al vertice del partito ;
-uso del potere senza limiti prevedibili e sanzionabili.
L'elemento che distingue un totalitarismo dalla più ampia categoria dei regimi autoritari è la presenza di un'ideologia su cui il totalitarismo stesso si fonda e che è finalizzata a far presa sulla società  civile in maniera pervasiva e totalizzante.

mercoledì 25 febbraio 2015

La politica estera del fascismo


In politica estera il fascismo si dichiarò sempre insoddisfatto dei risultati delle conferenze di pace che avevano posto fine alla Prima guerra mondiale; Mussolini infatti sognava uno Stato forte e temuto, erede delle tradizioni imperiali di Roma antica; per questo motivo, il fascismo si propose inizialmente di affermare la posizione dell'Italia nel Mediterraneo, opponendosi all'egemonia inglese e francese. Ciò nonostante, fino al 1935 l'Italia mantenne buoni rapporti con Francia e Gran Bretagna, che guardavano all'Italia come argine contro le pretese naziste sull'Austria ( nel 1935 a Stresa, Francia, Gran Bretagna e Italia condannarono insieme il riarmo tedesco). A partire dal 1935, però, la politica estera italiana si fece più aggressiva a causa: 
- della crescente sfiducia nei confronti  delle iniziative diplomatiche (la Società delle Nazioni, antenata dell'ONU, si dimostrò incapace di risolvere problemi internazionali); 
- del progressivo deteriorarsi delle relazioni tra le maggiori potenze; 
-dell'avvento al potere in Germania di Hitler (gennaio 1933) che , almeno nei primi anni, prese Mussolini a modello.
Nel 1935, prendendo a pretesto un incidente di frontiera, l'Italia diede inizio all'invasione dell'Etiopia allo scopo di conquistare l'ultimo pezzo d'Africa non ancora colonizzato dalle potenze europee ed assicurare anche all'Italia un Impero. 
Fu un errore perché: 
- l'Italia arrivava già tardi perché l'era del colonialismo volgeva al tramonto (in molte colonie già scoppiavano rivolte nazionalistiche); 
- l'Etiopia era uno Stato membro della Società delle Nazioni e il suo imperatore , il negus Hailé Delassié, era un abile diplomatico che seppe difendere la causa etiope.
L'aggressione all'Etiopia provocò l'isolamento internazionale dell'Italia: la Società delle Nazioni condannò l'Italia, e le impose sanzioni economiche (divieto di rapporti commerciali); le sanzioni, però, furono applicate poco e male, e ebbero come unico effetto quello di accrescere il consenso popolare verso il regime. Dopo 7 mesi di guerra, il maresciallo Badoglio conquistò Addis Abeba (capitale dell'Etiopia) e il 5 maggio 1936 fu proclamato l'Impero. Due mesi dopo le sanzioni furono sospese.
Il riavvicinamento tra Italia fascista e Germania nazista, già iniziato nel corso del 1935, giunse a compimento nel 1936 con l'intervento in Spagna.
Nel 1937 l'Italia abbandonò la Società delle Nazioni e nell'aprile 1939 invase e dichiarò l'annessione dell'Albania; poche settimane dopo (maggio 1939) venne firmato il "patto d'acciaio", con cui si sanciva l'alleanza politica e militare tra Italia fascista e Germania nazista.

Il fascismo sul piano sociale ed economico


Sul piano sociale, il fascismo:
- attuò una politica verso la famiglia volta a premiare la prolificità (le nubili e gli scapoli  furono emarginati e il ruolo della donna fu solo domestico , lontano dall'attività e dagli studi, fu creata l'opera nazionale per la maternità e l'infanzia) al fine di aumentare la forza militare della nazione; 
-fu promossa la conciliazione con i cattolici; l'11 febbraio 1929 furono firmati i Patti lateranensi con cui: la Chiesa riconosceva Roma capitale d'Italia e otteneva piena sovranità sul Vaticano; si introduceva l'insegnamento della religione e si riconosceva validità civile al matrimonio.
Sul piano economico, il fascismo:
- con la Carta del lavoro e le Corporazioni diede vita ad un sistema di controllo dei conflitti sui luoghi di lavoro che confermò il consenso degli industriali al regime; 
- con l'intervento sulla moneta e la politica deflattiva, con il taglio dei salari e la limitazione del credito, portò ad una ripresa del valore della lira, ma alla compressione dei consumi e all'avvio di una politica protezionistica; 
- il regime intraprese un'ampia campagna di lavori pubblici, soprattutto nelle campagne (bonifiche dei terreni paludosi); 
- si cercò di raggiungere l'autosufficienza (politica autarchica) sul piano delle risorse e della produzione (battaglia del grano); 
- si fece sempre più forte l'intervento dello Stato nell'economia: venne costituito nel 1933 l'Iri  (Istituto per la ricostruzione industriale) che legò l'imprenditoria nazionale al potere politico. 

martedì 24 febbraio 2015

Lo Stato fascista


Giunto al potere, il fascismo non abrogò immediatamente le istituzioni parlamentari tipiche dello Stato liberale. Nel 1924 furono indette le elezioni generali sulla base di una legge (Legge Acerbo) che assicurava i due terzi dei seggi al partito di maggioranza. Le elezioni si svolsero in un clima di intimidazione; il segretario del partito socialista , Matteotti, denunciò brogli e violenze ma , pochi giorni dopo, fu rapito e ucciso; per protesta le opposizioni abbandonarono il Parlamento e si ritirarono sull'Aventino, sperando nell'intervento del re che invece tacque. Mussolini , forte del tacito appoggio del sovrano, nel gennaio 1925 si assunse la "piena responsabilità politica, morale, storica" dell'accaduto e proclamò l'inizio del regime fascista.
Le leggi promulgate nel 1925 (leggi fascistissime) al 1928 eliminarono ogni residuo di libertà individuale, politica, sindacale:
- furono sciolti tutti i partiti, ad eccezione di quello fascista; 
- fu creato un Tribunale speciale per giudicare quanti fossero accusati di antifascismo; 
- furono soppresse le libertà di stampa, di riunione e di associazione; 
- furono sciolti i sindacati che vennero sostituiti dalle corporazioni (che, unendo padroni e lavoratori in un unico organismo, evitavano in pratica ogni conflitto sindacale) Nell'aprile del 1927 fu emanata la "Carta del Lavoro" che confermava e regolava l'ordinamento corporativo;
- furono aboliti i consigli comunali e provinciali, sostituiti da rappresentanti governativi.
Lo Statuto albertino non fu mai abrogato ma perse ogni valore. Il capo del governo era ora responsabile solo davanti al re, i ministri davanti al re e al capo del governo. Le funzioni già spettanti al Parlamento furono assunte dal Gran Consiglio del Fascismo, organo del partito.
Nel contempo l'intervento dello Stato nell'educazione e nella propaganda organizzò il consenso attraverso un rapporto diretto con le masse: si enfatizzò il ruolo di Mussolini (il Duce), le masse furono inquadrate in organizzazioni fasciste fin dall'infanzia (Opera Balilla, Gioventù del Littorio).


mercoledì 28 gennaio 2015

La marcia su Roma (1922)


Poiché in Parlamento il governo non disponeva di una maggioranza solida, nel maggio 1921 Giolitti indisse nuove elezioni e decise la formazione di blocchi nazionali, un'alleanza tra liberali e fascisti che aveva due obiettivi:
-indebolire i socialisti e i popolari;
-coinvolgere i fascisti nel sistema parlamentare e far abbandonare le violenze squadriste.
Le elezioni confermarono la forza di socialisti e popolari (rispettivamente 123 e 108 eletti), lo scarso seguito elettorale dei fascisti (35 eletti) e la mancanza di una solida maggioranza parlamentare per i liberali: Giolitti rassegnò le dimissioni, nuovo primo ministro fu il socialriformista Ivanoe Bonomi cui seguì, dopo appena 7 mesi, il liberale Facta.
In un clima di violenza politica e di guerra civile, Mussolini comprese che poteva porsi l'obiettivo della conquista del potere: il 28 ottobre 1922 diede inizio alla marcia su Roma delle camicie nere. Facta propose di proclamare lo stato d'assedio e di schierare l'esercito a difesa della capitale ma il re Vittorio EmanueleIII rifiutò di firmare il decreto e diede incarico a Mussolini di formare un nuovo governo.

Il fascismo: lo squadrismo (1919 - 1922)


A Milano, nel marzo 1919, Benito Mussolini fondò i Fasci di combattimento. Mussolini era stato prima socialista (direttore dell'Avanti), poi interventista (e per tale motivo era stato espulso dal partito) e sostenitore della necessità di una rivoluzione violenta (sindacalista rivoluzionario). I suoi seguaci erano soprattutto ex combattenti che chiedevano riforme politiche e sociali, ostentavano un acceso nazionalismo e una forte avversione per i socialisti; il suo programma politico chiedeva la terra ai reduci, 8 ore lavorative, istruzione laica obbligatoria, istituzione di un'imposta straordinaria sul capitale, decurtazione dei profitti dei profitti di guerra, sequestro dei beni delle congregazioni religiose. 
Tra il 1920 e il 1921, però il movimento fascista abbandonò questo programma radicale e democratico, accentuò come obiettivo la lotta al socialismo e, basandosi su strutture paramilitari (le squadre d'azione composte da camicie nere), si pose sempre più spesso al servizio degli industriali e dei grandi proprietari agrari. Questi ultimi infatti capirono che grazie al fascismo potevano sconfiggere le leghe e le cooperative contadine.
Il fenomeno dello squadrismo si estese, anche perché non sempre efficacemente contrastato dalle forze dell'ordine, e in tutta Italia si moltiplicarono gli incendi delle leghe e delle case del popolo e le violenze contro i sindacalisti e politici socialisti e cattolici.

lunedì 26 gennaio 2015

Il biennio rosso (1919-1920)



Tra la fine del 1918 e il 1920 in tutta Europa i lavoratori (suggestionati dal successo della Rivoluzione russa) diedero vita ad una serie di agitazioni per migliorare le retribuzioni e ottenere la riduzione dell'orario di lavoro. Anche in Italia, la classe operaia chiedeva miglioramenti economici e sociali. Anche nel settore dei servizi pubblici ci fu una serie di scioperi. Queste agitazioni convinsero l'ala più estremista del Partito socialista (massimalisti, cui si opponeva la corrente dei moderati di Turati) che anche in Italia era possibile una rivoluzione proletaria: nel 1920 in molte città gli operai proclamarono l'occupazione delle fabbriche, di fronte alla serrata con cui gli industriali avevano risposto alle richieste dei lavoratori.
Anche nelle campagne, i contadini e i braccianti del Centro-Sud chiedevano l'attuazione della riforma agraria promessa durante la guerra e cominciarono l'occupazione delle terre incolte e dei latifondi.
Il governo, guidato da Giolitti, non usò la forza pubblica contro le occupazioni ma attese che un accordo fra operai e industriali ponesse fine alle occupazioni.
Il cosiddetto "biennio rosso" del 1919-1920 si concluse con un successo degli operai, che videro soddisfatte una parte delle loro richieste, ma segnò la crisi politica del Partito socialista (da cui infatti in seguito si sarebbe scissa la corrente comunista che con il congresso di Livorno, nel gennaio 1921, diede vita al Partito comunista) e impaurì la borghesia (eccessivamente timorosa di una rivoluzione proletaria anche in Italia) che cominciò a chiedere maggiore fermezza e autorità nella tutela dell'ordine pubblico.

La crisi dello Stato liberale


Benché l'Italia fosse una delle potenze vincitrici del conflitto mondiale, all'indomani delle guerra attraversò un periodo di profonda crisi sociale, economica e politica:
-l'economia degli anni della guerra aveva permesso il rapido arricchimento di pochi (industriali che avevano lucrato sulle spese di guerra dello Stato) ma aveva impoverito significativamente la piccola borghesia, i contadini (cui durante il conflitto erano state promesse riforme agrarie), gli operai. la forte inflazione che seguì gli anni di guerra aggravò questa situazione;
-da un punto di vista politica, il partito liberale apparve sempre più incapace di rispondere alle attese delle masse operaie e contadine. Le elezioni politiche del 1919 videro una grande affermazione dei due partiti di massa, il Partito socialista e il Partito popolare (quest'ultimo fondato all'inizio dell'anno dal sacerdote siciliano don Luigi Sturzo con il consenso del Vaticano);
-le spinte irrazionaliste che avevano alimentato il nazionalismo ripresero nuovo vigore, alimentate anche il mito della vittoria mutilata.
Tutti questi fattori indebolirono fortemente lo Stato liberale che si dimostrò incapace di mediare i conflitti sociali e di rispondere alle esigenze portate dalla crisi economica:
nei cinque anni seguenti si avvicendarono cinque diversi governi, tutti senza una solida maggioranza.

La Repubblica di Weimar


Alla fine della prima guerra mondiale la situazione della Germania appariva drammatica sia dal punto di vista economico che sociale e politico. L'economia era afflitta da un'inflazione e un debito  nazionale senza pari ed, inoltre, le dure condizioni di pace dettate dal trattato di Versailles (completo disarmo del paese e ingenti riparazioni di guerra) pesavano sia economicamente che sull'orgoglio dei tedeschi. Politicamente il passaggio verso la Repubblica fu caratterizzato da un episodio rivoluzionario, la rivolta spartachista, che fu represso nel sangue. Le elezioni svoltesi successivamente furono vinte dalla socialdemocrzia che riuscì a varare una costituzione che fu un esempio di alta democrazia in quanto prevedeva il suffragio universale maschile e femminile, la costituzione di uno Stato federale, la responsabilità del governo dei confronti del Parlamento e l'elezione diretta del Presidente. Questa costituzione fu detta Costituzione di Weimar (1919) dal luogo in cui fu   approntata e diede il nome alla repubblica che fu un'esperienza di grande democrazie e di rinascita sociale e culturale per la Germania. La situazione economica andò migliorando grazie anche a un governo di ampia coalizione che nel 1923 mise in atto un programma di risanamento economico e di stabilizzazione politica.
Dal 1924, poi, la repubblica di Weimar riuscì ad ottenere una riduzione delle riparazioni considerevole (Piano Dawes) e nel 1925 Stresemann avviò la distensione delle relazioni internazionali con gli accordi di Locarno (grazie ai quali erano garantite le frontiere occidentali e la Germania si preparava al suo ingresso nella Società delle Nazioni che avvenne nel 1926).
Purtroppo a causa della Depressione del 1929 l'equilibrio raggiunto con la repubblica di Weimar crollò e nel 1930 il cancelliere Heinrich Bruning iniziò una politica di forti tagli alla spesa pubblica che peggiorò la crisi economica della Germania.
Il malcontento diffuso giocò a favore del Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi, guidato da Adolf Hitler che raccolse i consensi sia dai gruppi conservatori che da quelli popolari tanto da vincere le elezioni del 1932.

lunedì 19 gennaio 2015

Le conseguenze della Prima guerra mondiale


Il bilancio in vite umane e  feriti della grande guerra fa catastrofico. Tranne gli U.S.A tutti i paesi uscirono dalla guerra in dissesto  economico. I governi europei vi fecero fronte stampando banconote  in eccedenza e dando  origine a un forte processo inflazionistico  che provocò profonde tensioni sociali (in particolare in Germania). Il problema dell'inflazione si aggiunse a quello della riconversione di un'economia di guerra in una di pace : gli U.S.A e il Giappone avevano ormai sostituito l'Europa come potenze economiche.
Francia e Gran Bretagna avevano perso molti partner commerciali europei stremati dalla guerra o smembrati, come la Germania, la Russia e l'impero austro-ungarico; gli altri Stati, negli anni di guerra avevano sviluppato una propria produzione industriale  e allentato la dipendenza dall'Europa.
Si ebbe inoltre una ripresa del nazionalismo economico e del protezionismo doganale.
Altrettanto gravi furono gli strascichi sul piano delle relazioni internazionali:
-le pesantissime condizioni di pace imposte alla Germania; soprattutto le riparazioni di danni di guerra soffocavano la ripresa economica tedesca; il risentimento per le durissime condizioni di pace prepararono perciò i terreno all'avvento del nazismo;
-negli Stati dell'Europa centrale e nei Balcani, nonostante i 14 punti di Wilson, non fu possibile creare dei veri stati nazionali( troppo forti erano i mosaici di minoranze etniche); molti Stati (Austria, Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia) erano politicamente ed economicamente troppo deboli;
-il mancato riconoscimento all'Italia della Dalmazia, alimentò nell'opinione pubblica italiana  il mito della "vittoria mutilata (o tradita)", e tale argomento fu utilizzato dal nascente movimento fascista per allargare il proprio consenso.

venerdì 9 gennaio 2015

I trattati di pace (1919 - 1920)


Nel gennaio 1919 si radunarono a Parigi i rappresentanti degli Stati vincitori (in particolare, Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Italia) e quelli dei paesi sconfitti.
Con il Trattato di Versailles (giugno 1919) la Germania subì condizioni particolarmente umilianti:
-dovette restituire alla Francia l'Alsazia e la Lorena; doveva inoltre dare in godimento alla Francia il ricchissimo bacino carbonifero della Saar e la Renania doveva essere smilitarizzata e lasciata sotto il controllo dei vincitori per 15 anni;
-fu costretta a cedere i propri territori coloniali all'Inghilterra e al Giappone;
-dovette cedere alla Polonia la Posnania e una striscia di territorio ("corridoio polacco") che la divideva dal porto di Danzica, dichiarata "città libera";
- l'esercito tedesco doveva essere ridotto a 100.000 uomini, la flotta a 36 navi, senza sottomarini. L'industria pesante non poteva produrre né artiglieria pesante, né carri armati, né aerei, né navi corazzate. Infine fu imposto alla Germania il pagamento dell'astronomica cifra di 132 miliardi di marchi-oro come riparazione dei danni di guerra.
Per quanto riguardava l'impero austro-ungarico, la Conferenza di Parigi sancì la sua dissoluzione:
-nascevano nuovi Stati: la Cecoslovacchia, il regno di Jugoslavia sotto controllo serbo;
-l'Ungheria divenne indipendente ma dovette cedere vasti territori alla Jugoslavia;
-la nuova Repubblica di Austria aveva un territorio ridotto e la sua indipendenza era affidata al Società delle nazioni, anche per evitare un'eventuale unificazione con la Germania.
Anche l'impero ottomano fu smembrato. Il generale turco Mustafà Kemal aveva deposto l'ultimo sultano e proclamò la Repubblica .
L'Italia ottenne il Trentino e l'Alto-Adige, Trieste e l'Istria, parte della Carinzia e Gorizia, le isole del Dodecanneso, la sola città di Zara ma non l'intera Dalmazia: nonostante le promesse del Patto di Londra, questo territorio (per secoli veneziano, di lingua e tradizioni italiane) fu invece attribuito al neonato regno di Jugoslavia (di cui la diplomazia italiana non aveva previsto la nascita nel 1915).
Rimase da definire la questione della città di Fiume che, abitata da una maggioranza di italiani, chiedeva di unirsi all'Italia come previsto dai 14 punti di Wilson (l'autodecisione dei popoli), cosa che però non era prevista dai patti di Londra. Di fronte al rifiuto degli Stati Uniti la  delegazione italiana si ritirò in segno di protesta: quando i ministri italiani  tornarono alla fine di maggio a Parigi, e trattative erano ormai chiuse e il fronte orientale non prevedeva Fiume italiana; le polemiche che ne seguirono contribuirono alla caduta del ministero Orlando.
In settembre Gabriele D'Annunzio si mise alla guida di gruppi militari di volontari italiani e occupò la città: la questione fu regolata dal Trattato di Rapallo (1920) fra Italia e Jugoslavia, con il quale la città fu dichiarata indipendente.