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mercoledì 6 maggio 2015

L'autunno caldo e gli anni di piombo




I numerosi segnali di crisi sociale, conseguenza della rapida trasformazione dell'Italia e delle insufficienti riforme, vennero alla luce con la contestazione del Sessantotto: dapprima esplose la contestazione studentesca e giovanile cui  fece seguito quella operaia (autunno caldo). In questo clima di alta tensione, infatti, il movimento sindacale, all'apice della sua forza, si fece portavoce di richieste non più limitate esclusivamente alle rivendicazioni salariali o a problemi specifici del mondo del lavoro, ma chiese l'attuazione di quelle riforme radicali che i governi di centrosinistra non aveva avuto la forza di realizzare. La risposta della classe politica a tali richieste non fu adeguata, mentre servizi segreti, gruppi di potere, movimenti neofascisti arrivarono a pianificare pratiche eversive e  golpiste (la strategia della tensione) cui corrisposero fenomeni di terrorismo armato da parte di gruppi extra-parlamentari di estrema sinistra (Brigate Rosse): furono i cosiddetti anni di piombo. Nel 1978 le BR giunsero a rapire e uccidere Aldo Moro, il presidente della DC che stava promuovendo la convergenza delle forze cattoliche con quelle comuniste (compromesso storico).
Sul piano economico, le crisi petrolifere (1973-1974) si sommarono ai difetti strutturali dell'economia italiana determinando scarsità di investimenti, stagflazione (alta inflazione sommata ad alti tassi di disoccupazione), deficit della bilancia dei pagamenti.

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