Dagli anni Settanta, poi, si iniziò una politica detta della distensione caratterizzata dai SALT (Negoziati per la limitazione degli armamenti strategici).
Il processo di distensione, però, fu arrestato a causa dell'invasione sovietica dell'Afghanistan nel 1979 e dall'imposizione della legge marziale in Polonia nel 1981 finalizzata ad arginare la protesta promossa dal movimento democratico Solidarność.
Questi avvenimenti influenzarono la decisione del governo statunitense che non ratificò il trattato SALT II e, poi, sotto la presidenza di Ronald Reagan, riprese la competizione nucleare, con il progetto dello scudo di difesa spaziale ed il sostegno ai movimenti di resistenza ai regimi comunisti in America latina, Asia e Africa.
La situazione migliorò quando nel 1985 il potere in URSS andò nella mani di Michail Gorbaciov, esponente di punta di una nuova generazione di leader politici, che con le parole d'ordine glasnost (trasparenza) e perestroijka (ricostruzione) riformò profondamente il sistema sovietico tanto da far cessare le tensioni tra Est e Ovest (con la sottoscrizione di nuovi accordi sul disarmo nucleare e convenzionale). L'evento che in maniera simbolica sancì la fine della Guerra Fredda fu la caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989 con la successiva riunificazione delle due Germanie nel 1990.
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