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lunedì 4 maggio 2015

Gli anni del miracolo economico (1951-1961)


Negli anni Cinquanta l'Italia cambiò volto e si trasformò da paese prevalentemente agricolo in paese industriale, grazie a uno sviluppo economico intenso, che si fece impetuoso verso la fine del decennio. In questi anni il prodotto nazionale lordo crebbe a un tasso annuo del 5,3% e il reddito pro capite giunse quasi a raddoppiare.
Anche in questi anni la crescita fu concentrata nel triangolo industriale (Milano, Torino Genova) verso cui si diressero le forze di lavoro in esubero provenienti dal Meridione. Questo flusso migratorio andò a sommarsi a quello verso i paesi più industrializzati dell'Europa nordoccidetale (Francia, Belgio, Germania, Svizzera), impoverendo il Mezzogiorno dal punto di vista delle risorse umane, ma permettendo un considerevole afflusso di denaro sotto forma di rimesse dall'estero e dal Nord.
Per quanto riguarda la politica economica, i governi centristi:
-misero in atto (1950), una riforma agraria, con l'obiettivo di rafforzare il ceto dei contadini indipendenti (tale riforma non riuscì però a contenere il fenomeno della migrazione dalle campagne); 
-venne istituita (agosto 1950) la Cassa per il Mezzogiorno, un ente pubblico incaricato di promuovere lo sviluppo del Sud attraverso il finanziamento statale e il credito agevolato; 
-nel 1953 fu creato l'ENI con il compito di ricercare, raffinare e trasportare il petrolio;
-venne creato (1956) il Ministero delle Partecipazioni statali, per coordinare le aziende di Stato; 
-nel 1955 il Ministro delle finanze Vanoni presentò un piano decennale per lo sviluppo economico ce si proponeva il raggiungimento di tre obiettivi: l'assorbimento della disoccupazione, l'eliminazione progressiva del divario tra Nord e Sud, il pareggio della bilancia dei pagamenti.

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