Dopo la rivoluzione e l'uscita dalla Prima guerra mondiale Lenin guidò la Russia verso la dittatura marxista del proletariato.
Per
affrontare la difficile situazione economica in cui versava la Russia
in quegli anni Lenin adottò il comunismo di guerra, cioè una
politica economica che comportava la suddivisione delle proprietà
terriere e la confisca dei surplus agricoli, che però fu molto
impopolare tra le masse (soprattutto contadine) tanto da ridurre
Lenin a cambiare rotta istituendo la Nuova Politica Economica (NEP)
con la quale lo Stato permetteva l'esistenza di un mercato limitato.
Vennero consentite piccole imprese private, la possibilità di
assumere manodopera e la possibilità per investitori esteri di
partecipare ad alcune attività economiche.
Alla
morte di Lenin, però, il potere finì nelle mani di Stalin che nel
1922 era stato eletto segretario generale del Pcus, una carica
organizzativa che permetteva di controllare l'intero apparato del
partito e, attraverso di esso, del governo. Quando Lenin si ammalò ,
Stalin formò un "triumvirato" con Zinov'ev e Kamenev per
contrastare Lev Trotzkij col quale era già entrato in contrasto.
Dopo la morte di Lenin il "triumvirato" tenne nascosto il
testamento del capo del partito in cui si suggeriva di rimuovere
Stalin dalla carica di segretario del Pcus. Nel 1924 Stalin formulò
la teoria del "socialismo di un paese solo" con la quale si
abbandonava l'internazionalismo e si alimentava il sentimento
nazionalista. Tra il 1925 e il 1927 sconfisse l'opposizione di
Trotzkij, cui si erano uniti Zinov'ev e Kamenev, espellendoli dal
partito.
Il
periodo stalinista fu caratterizzato da:
- l'industrializzazione forzata del paese;
- la collettivizzazione forzata delle campagne.
Dal
punto di vista delle libertà personali Stalin le ridusse al minimo e
di quel regime sono passate alla storia le grandi epurazioni con le
quali combattevano l'opposizione. Furono dati poteri sempre più
grandi alla polizia politica, facendo nascere, così un sistema
dittatoriale(stalinismo).
Nel
1927 Stalin abbandonò la NEP e passò all'economia pianificata dei
Piani Quinquennali, per avviare l'economia socialista a
un'industrializzazione accelerata.
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