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venerdì 9 gennaio 2015

La rivoluzione Russa


L'adesione alla Prima Guerra Mondiale, per la quale la Russia non era preparata, inflisse alla popolazione insopportabili sacrifici  fino a quando, nel marzo del 1917, nella capitale Pietrogrado una protesta contro la carenza di pane degenerò in insurrezione armata spalleggiata dai soldati ammutinati.
Lo zar Nicola II abdicò e fu formato un governo provvisorio moderato, sotto la guida del principe Lvov, al quale diedero il loro appoggio anche i capi della fazione bolscevica del partito operaio socialdemocratico (Molotov e Stalin).
Il 16 aprile tornò in Russia Lenin, leader dei bolscevichi, che convinse i membri del suo partito a non accordarsi con il governo moderato dei liberali e a fissare il proprio obiettivo nella realizzazione di uno stato comunista. Il 13 e 14 luglio ci fu la prima grande manifestazione bolscevica con la quale si chiedeva lo scioglimento della Duma  e l'elezione di un'assemblea costituente. Il primo ministro Kerenskji (socialista) tentò di placare gli animi facendo delle concessioni ai bolscevichi, ma contemporaneamente reprimendo il dissenso con degli arresti che costrinsero Lenin a rifugiarsi in Finlandia. Da questo suo nascondiglio Lenin sollecitava per affrettare i tempi della rivoluzione che, a seguito della decisione di Trotzkij, iniziò contemporaneamente al secondo Congresso generale dei soviet.
La notte del 6 novembre 1917, infatti le guardie rosse occuparono i punti chiave della capitale per poi assaltare il Palazzo d'Inverno.
Fu proclamata la Repubblica sovietica ed il governo venne affidato a un consiglio dei commissari del popolo a capo del quale fu nominato Lenin. Nel resto del paese in molti tentarono di opporsi alla rivoluzione fin quando il 2 novembre i bolscevichi assunsero il controllo di Mosca ed entro la fine del 1917 i nuovi organi di governo si insediarono  in tutta la Russia.
Solo il 30 dicembre 1922, sconfitte anche le ultime resistenze al bolscevismo, fu costituita l'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS)
Tra  i primi atti degli organi rivoluzionari ci furono l'abolizione della proprietà privata delle terre e la loro distribuzione ai contadini, il controllo operaio delle fabbriche, la nazionalizzazione delle banche e l'apertura di trattative di pace con la Germania.
Il 3 marzo 1918 a Brest-Litovsk fu firmata la pace separata tra Russia e gli Imperi Centrali (Germania, Austria-Ungheria, Turchia e Bulgaria), con la quale la Russia uscì dalla Prima Guerra Mondiale.
Le condizioni imposte alla Russia furono molto dure tra queste la rinuncia a vasti territori (Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Ucraina...). Tuttavia tali condizioni furono annullate nel novembre 1918, dopo la sconfitta subita dagli imperi Centrali, in base a quanto stabilito dal Trattato di Versailles (28 giugno 1919).

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